Giorgio van Straten, Una disperata vitalità

Il trauma dell'invecchiamento

Prossimo alla sessantina, Giorgio, il protagonista di Una disperata vitalità (HarperCollins) di Giorgio van Straten, comincia a temere la vecchiaia. Lui si sente un quarantenne, ma il fisico continuerà a sorreggerlo? Van Straten segue il suo personaggio tra New York, dove lavora nell’editoria e Firenze, che è il suo luogo natale, lo segue nelle visite mediche, gli fa incrociare i suoi amici colti di cui coglie i vizi e la vanità, gli fa chiedere l’appoggio all’ex moglie ancora legata a lui, mentre tiene a distanza la figlia, colpevole di avergli dato un annuncio che ha accentuato la sua nevrosi. Un romanzo in cui la crisi di un uomo che non accetta il proprio naturale declino si riflette nella crisi di una classe sociale e di un paese; il tutto attraverso il filtro dell’ironia, secondo la grande lezione dell’umorismo americano da Woody Allen a Philip Roth. 

Seduto sulla tazza del gabinetto, Giorgio cercava di ricostruire mentalmente l'elenco completo dei suoi malanni fisici. Si chiese quale fosse l'ordine migliore per classificarli, se quello cronologico - partendo dai più antichi per avvicinarsi al presente, affollato di malesseri - o in base alla gravità; ammesso che fosse consapevole del differente livello di gravità. Alla fine decise di procedere secondo la loro distribuzione, dall'alto verso il basso, dalla testa fino ai piedi; piedi che peraltro erano fra le poche parti del suo corpo che non l'avessero ancora tradito, salvo una fastidiosa tendenza alla screpolatura dei talloni.


Giorgio van Straten è nato nel 1955 a Firenze, dove vive. Nel 1987 ha pubblicato, da Garzanti, il romanzo Generazione e nel 1989, presso lo stesso editore, la raccolta di racconti Hai sbagliato foresta. Tra le sue altre opere: Ritmi per il nostro ballo (Marsilio, 1992), Corruzione (Giunti, 1995), L’impegno spaesato. Decalogo di un uomo di sinistra (Editori Riuniti, 2002) e, per Mondadori, Il mio nome a memoria (2000, Premio Viareggio), La verità non serve a niente (2008), Storia d’amore in tempo di guerra (2014), e il saggio Storie di libri perduti (Laterza, 2016). Dal 2015 al 2019 è stato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a New York.