Antonella Cilento, La babilonese
La donna, la bambina e la lanterna
Al centro del romanzo La babilonese di Antonella Cilento, pubblicato da Bompiani, c’è un’affascinante figura femminile. Nel primo episodio la incontriamo a Ninive, nel VI secolo a.C.: è Libbali, sposa trascurata del sovrano Assurbanipal, che si accoppia con lei solo per garantirsi una discendenza. Quando Lillabali scopre l’amore con lo schiavo ebreo Avhiram, la vendetta del re è feroce: uccide l’uomo e anche le tre figlie che ha avuto da Libbali. Lei riesce a fuggire con la bambina di Avhiram e da quel momento la rincontriamo sotto altre vesti in tempi e luoghi diversi: a Cipro dove è la giovane prostituta a cui l’archeologo Henrt Layard promette il riscatto; a Napoli nel 1655 dove a innamorarsi di lei è il pittore Aniello Falcone mentre intorno a loro infuria la peste; e di nuovo a Napoli nel 1881, quando si presenta come la negromante Madame Ballu e soffia alla moglie di Layard il suo amante… La narrazione di Cilento arriva fino alla Napoli dei giorni nostri in cui una giovane coppia ha fondato la White Chamber, una ditta specializzata nel recupero della memoria di dispositivi vari e la memoria, il nostro modo di tramandarla, il modo in cui ci influenza è uno dei temi di questo romanzo ricchissimo di immaginazione e di riferimenti al nostro modo di vivere e di amare.
Antonella Cilento (Napoli, 1970) nel 1993 ha creato Lalineascritta Laboratori di Scrittura (www.lalineascritta.it), uno dei primi laboratori a proporre in Italia l’insegnamento della scrittura creativa. Dal 2019 ha ideato e coordina il primo Master di scrittura ed editoria del Sud Italia, SEMA, in partnership con l’Università Suor Orsola Benincasa. Dal 2007 dirige la rassegna di letteratura internazionale “Strane Coppie”. Tra i suoi libri: Asino chi legge (Guanda, 2010), Lisario o il piacere infinito delle donne (Mondadori, 2014, finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Boccaccio), Bestiario napoletano (Laterza, 2015), Morfisa o L’acqua che dorme (Mondadori, 2018) e Non leggerai (Giunti, 2019). Ha scritto per il teatro, la radio e attualmente collabora con la Repubblica – Napoli.Ho giurato vendetta molte volte in questa vita: a ognuno degli uomini cui mi sono venduta a Cipro, per esempio. Un giovane studioso, ispirato dalla Mesopotamia, come voi. Un medico levantino. E molti altri. I ricordi di ognuno sono puro orrore, adesso. Non ero in me e per troppi anni ho lasciato che i nemici entrassero nella mia casa. Di qualcuno ho atteso la morte, gliela ho augurata. Non voglio più vivere nella morte.