Così parlò Richard Strauss

Così parlò Richard Strauss

Settanta anni fa, la morte del compositore tedesco

Così parlò Richard Strauss

In occasione del 70° anniversario della morte di Richard Strauss, Rai 5 ha riproposto Also Sprach Zarathustra, forse il più celebre tra i suoi poemi sinfonici, soprattutto dopo la scelta di Stanley Kubrick di farne il motivo centrale della colonna sonora di 2001 Odissea nello spazio (1968). 

Tutto parte dall'introduzione, che è diventata celeberrima per i suoi sgargianti effetti sonori […]. Riferimento alla natura primigenia, all'oltreuomo, al tramonto che diventa alba e l'alba che diventa tramonto, al dolore dell'uomo: queste poche battute consentono una sovrapposizione di interpretazioni che non si elidono necessariamente a vicenda
Arrigo Quattrocchi, musicologo

Richard Strauss (giugno 1864 - settembre 1949) è un compositore decisivo nel paesaggio musicale a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nato a Monaco di Baviera, figlio di un cornista della Cappella di Corte di Monaco, enfant prodige (a dieci anni aveva già scritto diverse partiture), giovane emergente (a ventidue anni è secondo direttore all'Opera di Monaco), ammiratore di Liszt e, soprattutto, di Wagner e della sua gesamtkunstwerk (l'opera d'arte totale) al quale si avvicina, dopo aver prediletto Brahms, grazie all’influenza del violinista Alexander Ritter, che aveva sposato una nipote del grande romantico tedesco. Also sprach Zarathustra, composta nel 1896, quando Strauss è all’apice del successo sia come direttore d’orchestra, sia come compositore d'avanguardia, è, nel suo catalogo, tra le opere che maggiormente si contraddistinguono per un disposizione alla grandiosità, anche per la solennità dei mezzi e degli effetti adottati nell’incipit, che vede protagonisti assoluti gli ottoni e le percussioni. Qui, l’elemento “parola” wagneriano, cede decisamente il passo al discorso orchestrale. 

Nel video proposto, l’esecuzione di Also Sprach Zarathustra è affidata all’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Daniel Harding. Una partitura particolarmente congeniale ad un giovane direttore che, prima di diventale tale, si è formato studiando tromba e che non ha mai celato la predilezione per la musica contemporanea, a cominciare da quando, a 17 anni, diresse un gruppo di coetanei nell’esecuzione di Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg, che gli valse il titolo di assistente alla City of Birmingham Symphony Orchestra per la stagione 1993-1994.

Il Poema Sinfonico si chiude con una soluzione politonale ardita […] Una conclusione che lascia fondamentalmente irrisolto il conflitto iniziale e chiude l'ambiziosissima partitura nel segno dell'ambiguità semantica che l'aveva aperta, e che, ancor prima, aveva informato la predicazione per tutti e per nessuno del profeta di Nietzsche.
Arrigo Quattrocchi, musicologo


A seguire, nello stesso video, Maurice Ravel, Concerto in sol e Daphnis et Chloé, seconda suite