I grandi direttori: Zubin Mehta
L'Orchestra Sinfonica di Roma della Rai
Zubin Mehta nacque a Bombay nel 1936. L’anno prima, il padre, Mehli, direttore d'orchestra e violinista, pioniere della musica occidentale in India, aveva fondato la Bombay Symphony Orchestra.
Nel 1954, per perfezionare gli studi musicali, Zubin Mehta si trasferì a Vienna, incontrando, come compagni di corso, altri due studenti d’eccezione: Daniel Barenboim e Claudio Abbado. Appena quattro anni dopo, l’inizio di una rapida carriera ricca di successi: l’esordio come direttore di orchestra nella stessa Vienna e la nomina ad assistente direttore presso la Royal Liverpool Philharmonic Orchestra; la direzione musicale della Montreal Symphony Orchestra (1960); la collaborazione con La Fenice di Venezia (1961); la direzione musicale della Los Angeles Philharmonic Orchestra e la collaborazione con i Wiener Philharmoniker (1962); l’esordio al Metropolitan Opera House (1965), all’Auditorium del Foro Italico con l’Orchestra Sinfonica di Roma della Rai (1969), alla Scala di Milano (1974) e alla Royal Opera House di Londra (1977).
Nel 1990, Zubin Mehta diresse il primo, storico concerto dei Tre Tenori alla Basilica di Massenzio di Roma, con l'orchestra del Teatro dell'Opera della Capitale. Nel 1994, una nuova direzione dei Tre Tenori, poi il Requiem di Mozart a Sarajevo, dilaniata dalla guerra. Ancora, negli anni successivi, il Nippon H. Kaikan di Tokyo, la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, e, dal 2006, la direzione onoraria, a vita, dell'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Diverse anche le collaborazioni con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.Chi lo ascolti in teatro si accorge subito che Mehta è un direttore nuovo: può spazzar via di colpo le incrostazioni esecutive, le assurde prassi alle quali un musicista di formazione europea fatica di più a sottrarsi. Nessun problema si presenta a un direttore che non ne avverta il peso tradizionale, nel fare a meno di certe cose. La partitura si presenta allora come un gioco da organizzare su basi propriamente tecniche, come se fosse la prima volta che viene organizzata
Michelangelo Zurletti, critico musicale
L’Orchestra Sinfonica di Roma della Rai
La fondazione ufficiale dell’Orchestra EIAR (poi Rai) di Roma risale al 1936, ma fu preceduta da una lunga fase di gestazione, durante la quale, a partire dal 1924, Riccardo Santarelli riunì in un ensemble venti strumentisti, che, quattro anni dopo, divennero sessanta, fino a raggiungere, nel 1934, un numero adeguato ad una compagine sinfonica. L’orchestra nacque, quindi, nel 1936, sotto la bacchetta di Fernando Previtali (1907 – 1985), formatosi come violoncellista e, solo successivamente, come direttore d’orchestra.
Previtali rimase a lungo alla guida del complesso romano, prima di passare a quella dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, del Teatro Colón di Buenos Aires, del Regio di Parma e del San Carlo di Napoli.
Anche Carlo Maria Giulini diede un’impronta indelebile all’organico, soprattutto favorendo l’incontro con il repertorio contemporaneo di Giorgio Federico Ghedini, Alberto Savinio, Paul Hindemith, Gian Francesco Malipiero, Darius Milhaud e Goffredo Petrassi. Altri direttori parteciparono al successo dell’Orchestra. Da non dimenticare: Victor de Sabata, Leonard Bernstein, Gianandrea Gavazzeni, Vittorio Gui, Gino Marinuzzi, Claudio Abbado, Luciano Berio, Zubin Mehta, Igor Markevitch, Bernardino Molinari, Carl Schuricht, Carlo Zecchi e Tullio Serafin.Neanche Previtali, neanche i suoi professori, sono probabilmente in grado di misurare i meriti rispettivi; essi sanno tutti di collaborare a un’opera comune, su cui sarebbe ridicolo fare della contabilità individuale. Per questo nessuno si duole della rigidezza disciplinare e artistica di questo direttore così poco demagogico; al contrario, tutti la sentono spontaneamente come la condizione salutare della bontà di un lavoro a cui tutti partecipano con uguali diritti e uguali doveri. Giacché solo di lavorare seriamente, e di far conoscere a tutti questo lavoro, è l’ambizione ostinata dei professori d’Orchestra della Radio Romana; di seguitare a portare il risultato delle loro fatiche davanti a tutti i pubblici d’Italia.
Fedele D’Amico, critico musicale