Arredare con la musica

Il primo luglio del 1925 moriva Erik Satie

Il primo luglio del 1925, moriva Erik Satie. Era nato a Honfleur, in Normandia, nel 1866.

Unanimemente riconosciuto dalla critica come uno dei principali precursori dell’avanguardia musicale francese, Satie frequenta il Conservatorio di Parigi negli stessi anni di Debussy, salvo abbandonarlo per arruolarsi nell’esercito. La vita militare, però, non fa per lui e, per farsi congedare, si procura addirittura una polmonite.

Per «sbarcare il lunario» suona il piano a Le chat noir, il celebre cabaret e teatro d’ombre di Montmartre. In quello stesso periodo (anni Ottanta del XIX secolo), comincia a comporre: prima le Trois Sarabandes e le Gymnopédies, per pianoforte, poi le Trois Gnossiennes. Sono titoli eccentrici, come lo è la personalità del loro autore, che, come racconta Jean Cocteau, con l’anticipo ricevuto dall’impresario Sergej Djaghilev per la composizione delle musiche del balletto Parade compra un ombrello al giorno; e come sono altrettanto eccentriche le annotazioni a margine dei suoi spartiti: «con stupore», «non andar via».

Non meno dei nonsense che gli piace scrivere - per esempio: “Benché le nostre informazioni siano false, non le garantiamo” - e che lo faranno tanto amare dai dadaisti, le composizioni di Erik Satie presentano degli aspetti davvero originali.

Il procedimento compositivo è del tutto estraneo al principio di sviluppo tradizionale: alcune brevi idee musicali vengono semplicemente reiterate, finché altre ne prendono il posto senza consequenzialità apparente. La qualità stessa di queste idee musicali è di un genere sconosciuto: melodie quasi totalmente diatoniche, a grado congiunto, a piccoli incisi ritmicamente costanti; accordi solenni o grumi di note, inspiegabili secondo qualsiasi teoria armonica
Guido Salvetti, storico della musica

Satie è seccato dal cattivo uso della buona musica e così vagheggia un nuovo prodotto di cui avvalersi in situazioni con cui la buona musica non ha niente a che fare.

Bisognerebbe comporre una musica d’arredamento, che conglobasse i rumori dell’ambiente in cui viene diffusa, che ne rendesse conto. Dovrebbe essere melodiosa, in maniera da addolcire il suono metallico dei coltelli e delle forchette, senza troppo imporsi, però, senza volervisi sovrapporre. Riempirebbe i silenzi, a volte pesanti, tra i commensali. Risparmierebbe il solito scambio di banalità. Neutralizzerebbe, nello stesso tempo, i rumori della strada che penetrano, indiscreti, all’interno
Erik Satie

Satie la chiama Musique d’Ameublement (Musica d’Arredamento) e la critica si sbizzarrirà a trovare in essa l’anticipazione della musica di sottofondo trasmessa oggi negli aeroporti o nei supermercati, o un’esaltazione del quotidiano, o le radici del minimalismo. D’altra parte, il prodotto di serie, il ready-made, in quel periodo, ha già fatto irruzione nel campo delle arti visive (Duchamp docet) ed è proprio la compagnia dei pittori, più che quella dei compositori, che Satie preferisce.

Per Man Ray, Satie è l’unico musicista ad “avere degli occhi”, l’unica relazione sentimentale che gli è attribuita è con una pittrice, Suzanne Valadon, mentre alla sua morte i suoi pianoforti saranno ereditati da Braque e da Derain.

Al balletto Parade lavora anche Pablo Picasso, in qualità di scenografo e disegnatore dei costumi. La coreografia, invece, è di Léonide Massine, mentre il soggetto è di Jean Cocteau. Satie, per il quale Parade rappresenta una preziosa opportunità per uscire dall’isolamento in cui vive e lavora, si rammarica di dover tenere in considerazione il libretto di Cocteau, anziché le digressioni di Picasso che gli piacciono molto di più.

Cocteau insiste con il musicista affinché inserisca nella partitura dei rumori provenienti dalla vita quotidiana: una sirena, un treno, un aeroplano, una macchina per scrivere (anche se, per motivi tecnici, nella rappresentazione sarà eseguito solamente quest’ultimo).

Come la coreografia di Parade rappresenta l’incontro/scontro tra l’arte «nobile» della danza classica e l’arte «bassa» del circo, così la partitura di Satie è espressione di un “sarcasmo chiassoso”, una combinazione di orchestrazione classica e popolare.

Satie è l’esempio per eccellenza di come la musica francese accolga, in questo periodo, i potenti impulsi lanciati dalle avanguardie letterarie e pittoriche in favore di un profondo rinnovamento della poetica e del linguaggio. Proprio per questo, il modernismo in musica si fa più evidente quanto più la musica stessa si confronta direttamente con le altre arti, a cominciare proprio dal balletto.


Nella clip proposta, un servizio realizzato da RAI Cultura in occasione dell'esposizione a  Palazzo Barberini (nel salone affrescato da Pietro da Cortona) di Parade, il sipario dipinto da Pablo Picasso per il balletto ideato da Jean Cocteau e musicato da Erik Satie. L’immensa tela  fu visibile al pubblico nell'inverno 2017/2018, in concomitanza con la mostra Picasso. Tra cubismo e classicismo 1915-1925 alle Scuderie del Quirinale.