Missione musica
La scomparsa di Mario Messinis
Era nato a Venezia nel 1932, Mario Messinis. Il suo ingresso “ufficiale” nel mondo della musica era iniziato all’età di ventisei anni, quando aveva vinto il concorso per l’insegnamento di Storia della Musica e Bibliotecario al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. Poi, nel 1962, l’esordio come critico musicale sulle pagine del “Gazzettino di Venezia”. Instancabile organizzatore musicale, fu direttore della Biennale Musica di Venezia (1979/1989 e 1992/1996); ideatore di rassegne (Due generazioni a confronto, Eco e Narciso, Il nuovo l'antico tra le tante) e di Festival (tra gli altri, Dialoghi con Maderna e Bologna Festival); direttore artistico delle orchestre sinfoniche della Rai di Torino e di Milano, nonché dell'Orchestra Sinfonica Siciliana; responsabile del settore musica delle Orestiadi di Gibellina; Sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia; curatore di collane librarie dedicate alla musica.I budget della Rai sono limitati e, quindi, non possono competere con i budget dei grandi Enti lirici. Questo, però, per me, è un falso problema. Non si tratta tanto di avere il grande direttore d’orchestra una volta tanto, quanto di garantire un livello professionale quanto meno medio-alto, sia dal punto di vista della resa dell’orchestra, come dal punto di vista della partecipazione dei direttori. Non m’interessa tanto l’evento eccezionale e irripetibile, quanto mantenere una resa interpretativa ed esecutiva possibilmente adeguata
Mario Messinis
Profondo conoscitore del Novecento, Messinis aveva abbracciato la missione di far conoscere e amare al grande pubblico la musica colta contemporanea, anche per mezzo di un costante e mai banale confronto con quella classica e barocca. Le sue competenze erano nutrite altresì dai rapporti di amicizia che era riuscito a tessere nel corso degli anni con musicisti e compositori, primi fra tutti i concittadini Luigi Nono e Bruno Maderna.Si usciva dai ‘suoi’ concerti padroneggiando nuovi strumenti, nuove mappe mentali, sempre con la preoccupazione di non disorientare il pubblico, ma di guidarlo con dolcezza. Anche i suoi toni lo erano
Luca Baccolini, ‘La Repubblica’
Maderna è stato grandioso perché – voi sapete – a quei tempi c’era la cosiddetta serialità organizzata, o serialità integrale. Cioè si usavano delle strutture compositive geometriche, molto astratte e iperrazionali. Allora si parlava di tabula rasa, di anno zero della musica, quindi del rifiuto della storia eccetera, eccetera. Invece Maderna, anche se era molto amico di Stockhausen e di Boulez, ha subito riaffermato la necessità di riallacciare i rapporti con la Storia. Quindi Maderna e poi anche Nono, ma secondo me con più profondità Maderna, ha voluto instaurare un dialogo con l’antico, e ha sentito la necessità di stabilire un incontro con l’età passate, le età trascorse
Mario Messinis