Il ghepardo e la Steadycam
La biomimetica
Con biomimetica si definisce l’insieme delle tecnologie che imitano le soluzioni trovate in natura da piante ed animali. Un esempio straordinario di biomimetica ce lo offre il ghepardo. Sopravvivere nella savana non è un’impresa semplice. Ogni specie ha sviluppato una propria strategia. Spesso, il successo è dovuto alla cooperazione tra i membri del branco, come nel caso delle iene e dei licaoni. Altri invece si affidano all’azione individuale, contando sul fattore sorpresa e sulla potenza fisica, come fa il leopardo, che tende imboscate alle ignare prede.
Perché? E’ forse meno intelligente degli altri grandi felini? No, è solo un’altra strategia di adattamento al suo stile di caccia. Immaginiamo di stare in un’auto da rally che sfreccia su una strada dal fondo sconnesso. Guardando fuori dal finestrino, vedremmo gli oggetti oscillare in su e in giù, col risultato che potrebbe venirci un vago senso di nausea, simile al mal di mare. Se ci fosse un cartello stradale con una scritta, con tutta probabilità non riusciremmo a leggerla. Mettiamoci ora nei panni del ghepardo. Il modo più efficace di inseguire la preda e di calcolare il momento e il punto adatto per aggredirla è di non staccarle mai gli occhi di dosso, di tenere lo sguardo sempre fisso su di lei. Ma anche il terreno su cui caccia il ghepardo ha un fondo irregolare e accidentato, per cui le zampe e il resto del corpo si dovranno adattare alle asperità e alle buche, cambiando continuamente assetto. La testa, invece, dovrà restare ferma, sempre alla stessa altezza dal suolo, con gli occhi fissi sulla preda. La sequenza qui riportata mostra le varie fasi del galoppo del ghepardo. Il dorso si solleva e si riabbassa, le zampe si contraggono e si distendono (linea rossa superiore ed inferiore), ma la testa resta sempre nella stessa posizione (linea blu).
Ecco perché deve essere piccola! I muscoli del collo devono poterla sostenere e compensare le oscillazioni del resto del corpo. E veniamo all’invenzione biomimetica...
Osserviamo un ghepardo e paragoniamolo ad un leone, o ad un leopardo. Possiamo notare che leoni e leopardi hanno delle grandi teste, che accolgono ampie fauci per abbattere le prede. Il ghepardo invece ha una testina piccola rispetto alla dimensione del corpo.Il ghepardo, invece, è, sì, un cacciatore solitario, ma la sua arma è la velocità. Per questo ha sviluppato zampe lunghissime, dotate di muscolatura poderosa, una colonna vertebrale elastica e flessibile, cavità nasale ampia per un’efficiente ossigenazione sotto sforzo. E’ uno sprinter, che confida nelle proprie zampe solo per poche centinaia di metri. Se la preda riesce a sfuggirgli dopo una breve rincorsa, il ghepardo si ferma ansimante.
Perché? E’ forse meno intelligente degli altri grandi felini? No, è solo un’altra strategia di adattamento al suo stile di caccia. Immaginiamo di stare in un’auto da rally che sfreccia su una strada dal fondo sconnesso. Guardando fuori dal finestrino, vedremmo gli oggetti oscillare in su e in giù, col risultato che potrebbe venirci un vago senso di nausea, simile al mal di mare. Se ci fosse un cartello stradale con una scritta, con tutta probabilità non riusciremmo a leggerla. Mettiamoci ora nei panni del ghepardo. Il modo più efficace di inseguire la preda e di calcolare il momento e il punto adatto per aggredirla è di non staccarle mai gli occhi di dosso, di tenere lo sguardo sempre fisso su di lei. Ma anche il terreno su cui caccia il ghepardo ha un fondo irregolare e accidentato, per cui le zampe e il resto del corpo si dovranno adattare alle asperità e alle buche, cambiando continuamente assetto. La testa, invece, dovrà restare ferma, sempre alla stessa altezza dal suolo, con gli occhi fissi sulla preda. La sequenza qui riportata mostra le varie fasi del galoppo del ghepardo. Il dorso si solleva e si riabbassa, le zampe si contraggono e si distendono (linea rossa superiore ed inferiore), ma la testa resta sempre nella stessa posizione (linea blu).
Ecco perché deve essere piccola! I muscoli del collo devono poterla sostenere e compensare le oscillazioni del resto del corpo. E veniamo all’invenzione biomimetica...