Per me, chissà perché, ricordare equivale a soffrire, e mi succede perfino che più felice è il ricordo suscitato, più forte è la sofferenza. Nello stesso tempo, nonostante tutto quel che ho perduto la vita mi piace moltissimo: mi piace la vita per la vita, e sono serio, mi preparo, ogni momento, a cominciarla la mia vita.
Questa citazione del gennaio 1873 è tratta da una nota di
Fëdor Dostoevskij e si legge nel libro
Sanguina ancora che Paolo Nori ha dedicato al grande scrittore russo.
Nello
Speciale di Rai Cultura a duecento anni dalla nascita di Dostoevskij un'intervista a
Paolo Nori, a
Maria Candida Ghidini, autrice di un saggio sullo scrittore russo, gli sceneggiati Rai tratti da
L'idiota e da
I fratelli Karamazov e lo spettacolo teatrale che
Luigi Lo Cascio e
Sergio Rubini hanno tratto da
Delitto e castigo.
Fëdor Dostoeveskji nasce l’11 novembre 1821 a Mosca in una famiglia aristocratica decaduta. Il padre è medico. Nel 1837 muore sua madre dopo una lunga malattia, e lui viene iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, che frequenta contro voglia. Si diploma nel 1843, rinuncia alla carriera, e comincia a scrivere: il suo primo libro, il romanzo Povera gente (1846) viene elogiato da Belinskij e Nekrasov. Nello stesso anno esce il suo secondo romanzo, Il sosia, seguito due anni dopo da Le notti bianche (1848). Nel 1849, per aver aderito a un circolo di intellettuali socialisti, viene condannato a morte e il giorno stesso dell’esecuzione la condanna viene commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia. Prima di poter tornare a Pietroburgo passano quattro anni molto duri rievocati anni dopo in Memorie da una casa di morti (1861-62). Nel 1857 si sposa con una giovane donna, vedova con un figlio; nel 1859 pubblica Il villaggio di Stepancikovo e Il sogno dello zio. Nel 1861 comincia la sua attività giornalistica e nel 1862 pubblica il romanzo Umiliati e offesi. Nel 1864 muoiono sua moglie e suo figlio. Nello stesso anno, sommerso dai debiti, fonda il periodico Epoca, che ha vita breve; nel 1865 pubblica Memorie dal sottosuolo, nel 1866 Delitto e castigo. Nel 1867 sposa la propria stenografa, Anna Snitkina e pubblica Il giocatore, romanzo parzialmente autobiografico. Perseguitato dai creditori, lascia con la moglie la Russia, viaggiando in Germania, Francia, Svizzera, Italia. Vive all’estero circa cinque anni e in quel periodo scrive L’idiota (pubblicato nel 1868-69). Tornato in Russia, pubblica nel 1873 I demoni. Nello stesso 1873 comincia sul periodico reazionario Il Cittadino la pubblicazione del Diario di uno scrittore. Nel 1875 pubblica L’adolescente, nel 1879-80 I fratelli Karamazov. Muore improvvisamente, in seguito all’aggravarsi di un enfisema, il 28 gennaio 1881 a San Pietroburgo,