L’estate del 1980 è appena iniziata. Il 27 giugno, un DC-9 della compagnia Itavia precipita nelle acque di Ustica. Le vittime sono 81. La prima ipotesi è quella di un cedimento strutturale dell’apparecchio. La compagnia Itavia, già pesantemente indebitata, viene sommersa da una ondata di sdegno e riprovazione. Fallirà, anche per questo.
Ma la verità è un’altra. E viene fuori poco alla volta. I periti interpellati, sono d’accordo solo un punto. L’aereo non è caduto per un cedimento o una collisione, ma per una esplosione. Lo stabilisce per prima una commissione ministeriale nel 1982. Ma rimane il dubbio se l’esplosione sia avvenuta per una bomba a bordo o un missile.
Tra l’89 e il ’94 ci si è divisi sulle due ipotesi. Un missile (libico, francese, statunitense? Sparato con l’intenzione di colpire un misterioso mig libico) o una bomba posta nella toilette dell’aereo?
Quel che è certo è che nella notte della sciagura, nei cieli di Ustica, volavano anche altri aerei. La cosa viene tenuta nascosta dai militari dell’aeronautica ed emerge con chiarezza solo dopo diversi anni.
I tracciati dei radar Nadge della Nato, sono criptati. E la Nato non vuole consegnarli. Solo dopo una lunga trattative col segretario generale, Javier Solana, la Nato consegna ai periti i dati, complessi quanto inutili. Quella sera c’erano in volo 12 caccia, perché era in corso una esercitazione. Ma a tutti era stato ordinato di spegnere i transponder, quindi i tracciati sono anonimi.
Da ultimo l’ex presidente Cossiga dichiarò che ad abbattere il DC-9 sarebbe stato un caccia francese, che aveva avuto il compito di colpire un aereo sul quale stava viaggiando il leader libico Gheddafi.
Agli 81 morti andrebbero aggiunte anche alcuni morti sospette, avvenute negli anni successivi.
Sono tutti militari appartenenti all’aeronautica in servizio nella zona del centro radar di Grosseto, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’inchiesta.
Su due di queste morti, quelle dei marescialli Mario Alberto Dettori e Francesco Parisi, entrambi trovati impiccati, il giudice Priore, incaricato delle indagini, ha affermato:
“
appare sufficientemente certo che coloro che sono morti erano a conoscenza di qualcosa che non è stato mai ufficialmente rivelato, e da questo peso sono rimasti schiacciati”.
Trentacinque giorni dopo, il due agosto, a Bologna esplode una bomba e uccide 85 persone.
Nel 2000, Giuseppe Zamberletti, all’epoca dei fatti sottosegretario agli Esteri, avanza un’ ipotesi inquietante, che mette in relazione i due eventi.
A far mettere le bombe sarebbero stati i libici. Una punizione all’Italia per aver firmato un accordo con Malta, in base al quale l’Italia si impegnava a garantire la neutralità dell’isola.
Il 10 settembre del 2011, dopo tre anni di dibattimento, il giudice Paola Proto Pisani, ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di quarantadue familiari delle vittime della strage. I due ministeri sono stati condannati per non aver agito correttamente al fine di prevenire il disastro, non garantendo che il cielo di Ustica fosse controllato a sufficienza dai radar italiani, militari e civili. All'Itavia saranno infine corrisposti 108 milioni di euro, a risarcimento delle deficienze dello Stato nel garantire la sicurezza dell'aerovia su cui volava il DC-9. La corte indica inoltre, la sussistenza di un depistaggio delle indagini
A tutt’oggi la strage di Ustica rimane senza colpevoli.
Per approfondire visita il sito del
Museo per la memoria di Ustica