La pace muore a Parigi
100 anni di Storie
A circa un mese di distanza dall’attentato di Sarajevo, dove persero la vita l'arciduca di Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia, la sera del 31 luglio 1914 due colpi da arma da fuoco, esplosi nel cuore di Parigi a rue de Montmartre, raggiunsero il socialista Jean Jaurès freddato in un agguato che farà precipitare il mondo in un conflitto senza precedenti.
L’autore dell’assassinio è l’ultranazionalista alsaziano Raoul Villain componente della lega degli Amis d’Alsace-Lorraine (Amici di Alsazia-Lorena). Villain, che ha agito da solo, è convinto di essere il prescelto per una missione divina: uccidere Jean Jaurés con l'obiettivo di salvare la Francia.
L’ideologia di Jaurès era quella di promuovere il pacifismo per il disarmo e il dialogo fra le potenze schierate nella catastrofe della prima guerra mondiale. Era un personaggio dal carisma indiscusso, tanto che c’è chi sostiene che se non fosse morto la Francia non sarebbe entrata in guerra. L'uccisione di Jaurès, coincisa con la mobilitazione generale della Russia, fu simbolicamente la fine di ogni spiraglio di pace.