Le leggi razziali: il racconto di Piero Terracina

Per non dimenticare

Nel 1938 entrarono in vigore le Leggi Razziali, che colpiranno gli ebrei italiani e stranieri presenti nel nostro paese. In questa intervista, il testimone sopravvissuto alla Shoah Piero Terracina, venuto a mancare l'8 dicembre 2019, racconta il suo vissuto, le sofferenze, i momenti difficili che fin da giovane ha dovuto affrontare come ad esempio il primo giorno della quinta elementare.

Io iniziai la scuola in quella classe, ritrovai tutti i miei amici, i miei compagni. Entrai in classe come al solito e la mia insegnante fece l’appello, ma non chiamò il mio nome ed io rimasi un po' interdetto e poi mi disse “Terracina, oggi se vuoi puoi rimanere qui in classe, però da domani non tornare perché ci sono le nuove leggi che vietano agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche. Io rimasi molto interdetto, non riuscivo a capire il motivo, la ritenevo una punizione.

Piero ricorda le parole che la mamma rivolgeva a lui e ai suoi fratelli e sorelle: "Datevi da fare, la vita è difficile e per riuscire nella vita, bisogna prima riuscire nello studio”. Lui si vedeva già costretto a dover svolgere i mestieri più umili e per lui fu davvero un momento molto difficile. La legge però prevedeva un'eccezione: qualora nelle scuole fosse stato possibile formare delle classi di soli alunni ebrei, questi potevano continuare a frequentare, ma in orari diversi da quelli degli altri studenti e così fu anche per Piero.
Sono diverse le persone che Terracina ricorda con nostalgia della sua dura giovinezza e tra questi vi è il preside della scuola ebraica che frequentò e che descrive così:

Ricordo il preside di quella scuola, che non era ebreo, che ricordo ancora con affetto, perché era stato mandato dal ministero probabilmente con il compito di controllare questa massa di bambini e di ragazzi di religione ebraica, considerati nemici della Patria. Invece questo preside, Nicola Cimmino, ricordo ancora il nome, era sempre molto vicino a noi, parlava sempre con tutti, entrava nelle nostre classi dicendo: “Ragazzi, datevi da fare a studiare. Le leggi razziali vogliono far credere che appartenete ad una razza inferiore. Io vi conosco tutti, so che non è vero, siete esattamente uguali a tutti gli altri ragazzi delle altre scuole, ma voi lo dovete dimostrare”. Erano parole che ci colpivano.

Un'altra persona che rappresenterà un grande punto di riferimento per Piero fu Sami Modiano, deportato ebreo, superstite dell'Olocausto, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:

Di quel tempo ho conservato un'amicizia davvero preziosa. Ci incotrammo ad Auschwitz, si chiama Sami Modiano: per me è come un fratello e per lui è la stessa cosa. Io dico mio fratello Sami e lui dice mio fratello Piero. Ecco queste sono le amicizie. Credo che l'amicizia sia uno dei grandi valori della civiltà insieme alla libertà, la solidarietà.

Dagli anni '90 Piero Terracina ha cominciato a portare la sua testimonianza di quei terribili momenti nelle scuole, nonostante quelle che poi l'età avanzata ma il tutto con un unico obiettivo, il dovere di non mancare:

Io devo essere presente, è necessario, è importante, indispensabile che la gente sappia esattamente tutto quello che è avvenuto all'ora. E' difficile sempre ricordare, è difficile raccontare, è difficile penso ascoltare, ma io lo sento come un dovere, affinchè la gente sappia: è l'unico modo per cercare di evitare che il passato possa ritornare.