Le elezioni del 1976

Enrico Berlinguer

20 giugno 1976: gli italiani sono chiamati al voto per le elezioni politche nazionali. Il Partito Comunista Italiano, guidato dal suo segretario Enrico Berlinguer, ottiene un grande successo. Non riesce a superare la Democrazia Cristiana, ma realizza un grande balzo, dando vita ad un bipartitismo quasi perfetto. Rispetto alle elezioni precedenti del 1972 i comunisti ottengono una progressione di 7,4 punti, raggiungendo in totale il 34,4% delle preferenze alla Camera e aumentando i senatori di 22 e i deputati di 49.

Complessivamente le preferenze si attestano sul 35,3% per la Democrazia Cristiana e sul 33,5% per il Partito Comunista


Questo risultato è figlio di due precedenti consultazioni che segnano un cambio di passo per il partito di Berlinguer dopo una dura sconfitta subita alle elezioni politiche del 1972, anno in cui si ufficializza la sua nomina a segretario : il referendum sul divorzio del 1974 e le elezioni amministrative del 1975. La Democrazia Cristiana prende atto di questo spostamento dell'elettorato e prosegue nella sua linea di rinnovamento e di collaborazione verso sinistra, ispirata da Aldo Moro, in contrapposizione a quella più conservatrice che fa capo ad Amintore Fanfani. Moro, pur non riconoscendo la fine della centralità democristiana, afferma che

"L'avvenire non è più solo nelle nostre mani"


A conferma l'elezione a luglio del 1975 del nuovo segretario Benigno Zaccagnini, sostenuto dalla corrente morotea a discapito di Arnaldo Forlani, candidato dell'ala conservatrice. Tra il 1976 e il 1978 non maturerà comunque un definitvo avvicinamento tra comunisti e cattolici anche a causa della tragica scomparsa di Moro.

In questo contributo che proponiamo, il segretario Berlinguer davanti alle telecamere dello Speciale del Tg1 il giorno dopo le elezioni del 1976, commenta il risultato, confermando e rilanciando nuovamente la sua strategia politica del compromesso storico, per la direzione nazionale del paese.