Il Colosseo come simbolo di potere

Un'icona. Settima parte

In questa settima e ultima puntata della mini-serie dedicata da RAI Cultura alla storia del Colosseo (nell’ambito della mostra Colosseo. Un’icona) la direttrice del monumento Rossella Rea spiega l’uso del monumento durante il ventennio fascista.

Con l’avvento del fascismo in Italia, il Colosseo torna ad acquisire il ruolo di simbolo di potere che era stato alla base della sua edificazione per mano della dinastia dei Flavi e che era perdurato fino al tardo Medioevo, nel periodo della lotta delle investiture.

Sul volgere del Cinquecento, il Colosseo va incontro ad un processo di cristianizzazione il cui culmine si ha con la costruzione delle edicole della via Crucis nel 1675. Dal Settecento si impone come meta privilegiata del Gran Tour di poeti, scrittori e vedutisti. Infine nell’Ottocento diventa luogo ideale per i raduni, per cui vengono realizzati degli interventi, tuttora visibili, per adeguarlo a questa destinazione d’uso.

Durante il Fascismo, la maestà del Colosseo si impone sullo sfondo di eventi da immortalare o da impiegare in fotomontaggi a uso propagandistico del simbolo più potente dell’impero, fra gli altri di cui il Fascismo andava appropriandosi nella costruzione di una nuova grande Roma. Si apriva infatti l’era del “piccone risanatore”, il paesaggio urbano della Capitale stava cambiando, come rivelano roboanti aeropitture, e la superba Via dell’Impero riallacciava l’anfiteatro al cuore di Roma, con un fuoco prospettico ideale per le parate militari.

Curiosa la circostanza per cui, l’unico episodio di un uso culturale del Colosseo, fu la rappresentazione notturna dell’Aida di Verdi alla presenza del Duce nel 1938.

In mostra per la prima volta l’epigrafe che Mussolini posò nel 1926 su uno dei lati alla base della Croce che ancora oggi sorge sul margine settentrionale dell’arena. Mussolini aveva sanato l’antico vulnus della rimozione della Croce fatta erigere da Benedetto XIV al centro dell’arena nel 1750, quando aveva consacrato il monumento ai Martiri, per poter procedere tra il 1874 e il 1875 allo sterro degli ipogei: forse proprio per smorzare le possibili ansie della Chiesa, giustapponendo nel suo basamento un’iscrizione politica accanto a quella religiosa che ricordava la benemerenza del pontificato di Pio XI.

Mussolini assegnava inoltre al “Colosseo Quadrato”, il Palazzo della Civiltà Italiana, un ruolo eminente nel cantiere dell’Esposizione Universale di Roma: quella glaciale, metafisica pietrificazione – messa a fuoco dal cielo in uno scatto di Olivo Barbieri – voleva incarnare e tramandare i valori fascisti, modellando il carattere delle generazioni a venire e l’identità nazionale di un popolo di guerrieri e costruttori. Ma l’ambizioso progetto non viene completato da Mussolini a causa dello scoppio della guerra. Nel giugno del ‘44 il Colosseo viene di nuovo usato come simbolo di potere immortalato nelle riprese della liberazione di Roma dove i mezzi corazzati americani sfileranno accanto al Colosseo tra la folla esultante.

 

NdR Il servizio è stato realizzato nel 2017 in occasione della mostra Colosseo. Un'icona.  Rossella Rea è stata la direttrice del Colosseo dal 1979 fino a dicembre 2017.