Pascale Marthine Tayou

"L'uomo è al centro dei miei lavori"

Nato in Camerun nel 1966 Pascael Marthine Tayou è uno degli artisti africani più quotati sul mercato dell’arte contemporanea. Tayou è come un alchimista che vuole fondere e farci confondere, amalgamando in continuazione differenti tematiche e i materiali. 

Tayou si interroga su temi universali: la migrazione, la parità del genere, l’identità e le origini, la storia coloniale  e le ferite che questa ha lasciato nella memoria individuale e collettiva, e sulle cose del mondo che ci circondano e che hanno bisogno della nostra attenzione, senza usare tuttavia l’arte a fini meramente politici:  mescola con eleganza intrigante e poetica le sue origini africane con la cultura Europea, e apre ai nostri sensi nuove prospettive di percezione.

L’artista è attivo da quasi trent’anni e ha partecipato a Documenta a Kassel nel 2002 e alla Biennale Arte di Venezia nel 2005 e nel 2009. Egli usa qualsiasi cosa per creare i suoi ambienti: aggrega gessetti, vetro, stoffe, legno, sassi, ferro, sacchetti di plastica trasformandoli in sculture e installazioni.  In occasione di RomaEuropa Festival 2019 espone al MACRO Testaccio a Roma, in una mostra site-specific in cui le sue Totems cristal , sculture tribali in cristallo, sono collocate dentro le vasche dell’antico mattatoio che venivano usate per lavorare le carni prima di essere trasferite nei mercati. 

Noi esseri umani siamo come un paesaggio. Questo paesaggio universale è composto da numerosi alberi, ogni essere umano è un albero in mezzo alla natura. Immaginiamoci che nell’insieme formiamo un albero genealogico. Immaginiamoci che ogni albero genealogico cerchi di produrre il suo frutto migliore. Si dice che gli alberi si parlano tra di loro. L’albero è, per me, un simbolo che esprime il bisogno e l’urgenza di regredire per poter ritrovare dentro di noi una semplicità perduta.
Pascale Marthine Tayou.


Si ringrazia Galleria Continua per la gentile concessione delle foto utilizzate per quest’intervista.