Giulia Maria Crespi si racconta
Intervista del 1999
Questa intervista a Giulia Maria Crespi (1923-2020), condotta da Gigi Marzullo (Sottovoce, 1999), nel salotto della fondatrice del Fai, restituisce il carattere di una donna forte, perseverante, riluttante ai compromessi e noncurante delle difficoltà affrontate di volta in volta con estrema concretezza. Giulia Maria Crespi era tenace, credeva nel lavoro di squadra come unica possibilità per ottenere risultati seri e duraturi. Era una figura impegnativa che qui si descrive con un "caratteraccio", ma al tempo stesso, era un esempio inimitabile per gli ideali civici e il rispetto delle persone, della cultura e dell’ambiente.La bellezza va chiesta agli uomini, la chieda a mio marito … Il fascino è una cosa che si sprigiona e uno non lo può acquisire, si ha o non si ha … Il talento, il talento è una cosa che danno gli Dei !
Giulia Maria Crespi, 1999
La piccola e poi giovane Giulia, qui appare in alcune fotografie d'epoca. Era figlia unica e proveniva da una delle principali famiglie industriali lombarde di cotonieri, cugini dei proprietari della fabbrica di Crespi d'Adda. Da ragazza, fu educata in casa: tra i suoi insegnanti Fernanda Wittgens, la Soprintendente che fece risorgere Brera dopo la Seconda guerra mondiale, dalla quale apprese l’amore per l’arte, l’Italia e il suo patrimonio. Una madre ambiziosa la introdusse nel bel mondo di quegli anni ma, come scrisse nell’autobiografia Il mio filo rosso (Einaudi, 2015), il suo temperamento ribelle le fece compiere scelte anticonvenzionali. Dalle prime nozze con Marco Paravicini, già comandante partigiano, ebbe due gemelli e dopo la tragica morte del marito, nel 1965 sposava l’architetto Guglielmo Mozzoni.
Spinta da Elena Croce, figlia del grande filosofo, nel 1968, per divergenze con i vertici di Italia Nostra, fondava l’Associazione Alessandro Manzoni, su modello del "National Trust inglese". Il progetto non decollò ma, nel 1975, si ripresentò l’occasione: nasceva così il FAI, fondato assieme a Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli, allora Soprintendente di Brera. Crespi ha spesso affermato che nei primi anni di vita non credeva al progetto, ma fu la donazione dell’Abbazia e del borgo di San Fruttuoso (Genova), da parte dei principi Doria Pamphilj, a convincerla di essere sulla buona strada e ad assecondare l’entusiasmo contagioso di Bazzoni. Nel corso degli anni Ottanta arrivarono al FAI altri beni di rilievo: il Castello della Manta (Cuneo), la Villa del Balbianello sul lago di Como e Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (Varese). Per incrementare le scarse adesioni al FAI, a circa 10 anni dalla nascita del Fondo, Crespi ebbe l’idea di fondare un gruppo di sostegno, "I 200 del FAI", generosi mecenati animati da ideali di cultura, sotto la guida dell’amica Marella Agnelli. Per sostenere lo sviluppo del progetto, volle accanto a sé anche Marco Magnifico, allora poco più che trentenne e oggi Vicepresidente Esecutivo.Alla fine degli anni Cinquanta, Giulia Maria Crespi partecipava a Italia Nostra; qui conosceva Renato Bazzoni che nel 1967 la aiutò a organizzare "Italia da salvare", la prima grande mostra fotografica di denuncia del degrado urbanistico e ambientale nell’Italia del boom
Nel frattempo, nascevano le Giornate FAI di Primavera (1993) e altre manifestazioni che resero popolare il Fondo, facendogli perdere lo spirito un po’ elitario delle origini e orientando la missione della Fondazione nella difesa e promozione del patrimonio artistico e ambientale a fianco dello Stato. Scomparso l'amico Bazzoni (1996), Crespi non ebbe dubbi nel proseguire la nuova strada intrapresa delle concessioni. Così, dalla Regione Sicilia, il FAI ebbe la gestione del Giardino della Kolymbethra ad Agrigento e in comodato dallo Stato, il Parco Villa Gregoriana a Tivoli (Roma). Oltre alla credibilità conquistata dal FAI, i successi sono prova soprattutto del personale talento di Giulia Maria Crespi, sempre pronta ad alzare il telefono per chiamare ministri, sovrintendenti e finanziatori.Contribuendo ancora in prima persona, dopo l'acquisto del Monastero di Torba, nel 1988 Crespi accetta la scommessa di comperare anche il Castello di Masino (Torino), una delle più importanti regge piemontesi che allora versava in uno stato di rovina
Infine, Crespi è stata anche colei che ha introdotto l’agricoltura biodinamica e pulita in Italia. Contraria agli OGM e al cibo transgenico, Crespi è stata un punto di riferimento nelle grandi battaglie ambientaliste del nostro Paese, come qui afferma lei stessa, necessarie per una "rigenerazione spirituale", del pianeta e dell'uomo.