Palazzo Ayrolo Negrone

Una grande galleria di affreschi

Palazzo Ayrolo Negrone,  collocato al centro di Piazza Fontane Marose, a fianco del Palazzo Interiano Pallavicino, venne ricostruito nel suo aspetto attuale alla fine del Settecento dall’architetto Antonio Barabino che incorporò l’originaria struttura cinquecentesca attraverso un'unica facciata in stile Neoclassico 

In origine, Palazzo Ayrolo Negrone era suddiviso in due lotti acquistati entrambi, intorno al 1560, da Francesco De Ugarte, ambasciatore della corona spagnola presso la Repubblica di Genova. Tuttavia, le due ali del palazzo risultano essere separate già dal 1588, quando, nella lista dei Rolli, appaiono distinti nelle proprietà di Luca de Negrone e Gio Batta Spinola, esponente di spicco del ramo di Luccoli della famiglia.
Nella prima metà del Seicento il palazzo venne riunificato sotto la proprietà di Gio Tommaso Ayrolo, il cui figlio Agostino fu il committente della parte più interessante della decorazione interna. Coperto di debiti e ormai in rovina, l’Ayrolo morì di peste nel 1657 e la famiglia cedette nuovamente il sito ai Negrone nel 1664. 

Da quel momento la proprietà non cambiò più e ancora oggi la famiglia Negrone è proprietaria dello splendido palazzo 

Furono proprio i Negrone a commissionare a Barabino la maestosa facciata che si caratterizza di due portali di accesso e ben cinquanta finestre, tra pian terreno, piani superiori e mezzanino.



Il palazzo conserva al suo interno una delle più importanti e meglio conservate decorazioni barocche di Genova, commissionate, per buona parte, da Agostino Ayrolo. 
Tutto il piano nobile ruota intorno alla fantastica galleria dipinta, tra il 1646 e il 1650, da Giovanni Battista Carlone per celebrare il matrimonio del committente.
Il soggetto raffigurato riguarda le vicende di Enea attraverso tre episodi fondamentali descritti all’interno delle finte partiture architettoniche che aprono illusionisticamente lo spazio della galleria. 


Giovanni Battista Carlone, Giunone scatena l'ira di Marte contro Enea, 1646-50, Palazzo Ayrolo Negrone, Genova

All’estrema sinistra, Giunone scatena Marte e le Furie contro Enea con una fiaccola incendiata, mentre lo stesso dio della guerra appare bellicoso con le armi in pugno. A destra, Giunone comanda a Eolo di impedire il viaggio di Enea, attraverso il soffio di venti contrari all’eroe. 


Giovanni Battista Carlone, Allegorie, 1646-50, Palazzo Ayrolo Negrone, Genova, dettaglio

Al centro, Venere intercede presso Giove presentando il figlio Enea e Ascanio. Tutto intorno, il Carlone disegna con maestria un insieme di virtù e figure allegoriche che servono a celebrare la regalità dell’eroe troiano e allo stesso tempo, i sentimenti contrapposti di Giunone, come testimonia il caso dell’Ira raffigurata col manto aperto da cui fuoriescono le fiamme. 

Carlone riesce a creare un contesto Barocco di assoluto splendore sfruttando al meglio la luce che proviene dalle ampie finestre della facciata. I colori accesi dell'affresco risaltano ulteriormente i volti e le vesti delle figure magistralmente composte


Cornelis de Wael, La battaglia di Lepanto

Dopo essere tornata in proprietà della famiglia Negrone, la galleria venne completata con dei bellissimi riquadri laterali raffiguranti quattro paesaggi di scene campestri e marine, opera del genio fiammingo Cornelis de Wael, nell’unica decorazione parietale nota dell’artista. Nel primo viene raffigurata la celebre Battaglia di Lepanto dove i genovesi, guidati da Gianandrea Doria, con l’aiuto di quattro galee di proprietà della famiglia Negrone, nel 1571 aiutarono lo schieramento cattolico a sconfiggere la flotta ottomana. 
Negli altri riquadri, sono presentati un Cantiere Navale, un Paesaggio rupestre e un Giardino di villa, tutti accomunati dalla sopraffina abilità del pittore. Cornelis de Wael va a ricercare la precisione del particolare attraverso un disegno chiaro e descrittivo, che parte dalle decorazioni più minute per proporzionare il complesso generale dell'immagine, anche attraverso pennellate incisive. 



La decorazione pittorica non si concluse con gli interventi secenteschi. Toccò a Bartolomeo Guidobono raccogliere le scene all’interno di una cornice vivace che si muove nello spazio per tenere insieme la parete e la volta, dividendo i riquadri di Cornelis de Wael, come se fossero dei veri e propri dipinti su tela.

Se la galleria è senza dubbio il cuore pulsante del palazzo, non si possono trascurare altri ambienti che completano la decorazione pittorica dell’edificio

Nel piano nobile è presente una piccola cappella commissionata dalla vedova di Gio Tommaso Ayrolo, la cui cupola venne affrescata dalle sapienti mani di Giovanni Andrea Ansaldo che replicò, in piccolo, lo stesso soggetto dipinto in precedenza per la maestosa cupola della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato (Basilica della Santissima Annunziata del Vastato), una Gloria della Vergine Assunta che esalta la figura di Maria tra angeli e putti. 
Pochi anni dopo sarà invece un altro protagonista del Barocco genovese, Gioacchino Assereto, a completare la decorazione iniziata da Giovanni Maria Bottalla per un salotto laterale. Il centro del dipinto rappresenta un bellissimo riquadro con Marsia scorticato da Apollo, dove l’artista riesce a trasportare su affresco il realismo che contraddistingue buona parte della sua produzione su tela. 
A chiudere la decorazione pittorica fu invece Domenico Parodi che produsse, con l’aiuto del quadraturista Francesco Costa, la Gloria della famiglia Negrone, il dipinto che più di ogni altro mette in evidenza l’importanza che questa famiglia ebbe per la storia della città di Genova.

Ideazione, contenuti e presentazione video Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia, montaggio e fotografie Lorenzo Zeppa