NERO Perugino Burri
Una mostra a Palazzo Baldeschi di Perugia
22 Giu 2023 > 02 Ott 2023
In occasione del Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino ("Il meglio maestro d'Italia. Perugino nel suo tempo"), “Fondazione Perugia” in collaborazione con “Fondazione Burri” presenta “NERO Perugino Burri”, una mostra che vuole mettere in dialogo le opere di due tra i più grandi artisti umbri attraverso il comune denominatore del nero, soluzione cromatica suggestiva e peculiare adottata da entrambi.
L'esposizione è arricchita da importanti prestiti provenienti da alcuni fra i più rinomati musei del mondo, tra cui il “Museo del Louvre” (Parigi), le “Gallerie degli Uffizi” (Firenze) e la “Galleria Nazionale dell'Umbria” (Perugia), oltre alla “Collezione Burri” (Città di Castello).
Per l’occasione è stato effettuato un totale restyling del piano nobile di Palazzo Baldeschi, creando un'atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci, in un percorso emotivamente coinvolgente
Trait d’union della mostra, composta da circa venti opere, è l’uso del nero che hanno fatto i due maestri. Un colore problematico, spesso evitato dagli artisti, come afferma Bruno Corà:

Perugino, Madonna col Bambino e due cherubini,1496 ca., Collezioni Fondazione Perugia, Perugia
L’idea della mostra è nata dall’opera del Perugino “Madonna col Bambino e due cherubini”, una pregiata tavola dal sapore intimo e familiare i cui protagonisti, stagliati su uno sfondo completamente nero, emergono negli incarnati e nei colori delle vesti in un modo assolutamente innovativo per l’epoca.
Sono questi gli anni più belli del percorso del maestro, quando, attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo, ma è anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte nel corso degli anni Novanta del Quattrocento.

Perugino, Ritratto di giovinetto, 1497 ca., Gallerie degli Uffizi, Firenze
Da qui la volontà di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino, tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il Quattro e Cinquecento, dove non c’è nessun paesaggio ideale o preso in prestito da una suggestione visiva, nessuna architettura prospettica, solo il profondo nero su cui si stagliano i protagonisti della scena, come mai si era visto prima.

Alberto Burri, Catrame, 1949, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello
In dialogo con le tavole di Perugino, una decina di opere di Alberto Burri, in cui si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere.
Burri è stato un grande ammiratore e conoscitore dell’arte italiana del Rinascimento, in particolare dell’Umbria di Piero della Francesca, Raffaello e soprattutto Perugino, pittore che ha lasciato un’eredità indissolubile nell’artista informale, segni che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame (1949) e Nero Cellotex (1968).

Alberto Burri, Nero Cellotex, 1968, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello
In “Nero Cellotex” la materia emerge prepotente dalla tela e l’attenzione è posta tutta sull’equilibrio tra forma e colore, con una predilezione per il nero e lo scuro, tratto diventato emblematico dell’artista tanto da essere soprannominato “il maestro dei neri”. Se in Perugino il fondo nero serviva a far risaltare il soggetto principale dell’opera, in Burri il nero è protagonista e diventa materia viva che si espande ed emerge
A corredo della mostra, il catalogo curato da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà (Fabrizio Fabbri Editore). Il progetto grafico dell'allestimento della mostra è a cura di Giuseppe Trivellini.
NERO Perugino Burri
Palazzo Baldeschi al Corso
Corso Vannucci 66 - Perugia
22 giugno - 2 ottobre 2023
Nata da un’idea della “Fondazione Perugia”, l’esposizione è curata dagli storici dell’arte Vittoria Garibaldi e dal Presidente di Fondazione Burri Bruno Corà, che hanno accolto con entusiasmo la sfida di far interagire le opere di Perugino con quelle di Alberto Burri, due artisti accomunati dal profondo legame verso la loro terra natia, l’Umbria.L’esposizione fa emergere i tratti distintivi di due artisti pari per grandezza e solo apparentemente distanti
L'esposizione è arricchita da importanti prestiti provenienti da alcuni fra i più rinomati musei del mondo, tra cui il “Museo del Louvre” (Parigi), le “Gallerie degli Uffizi” (Firenze) e la “Galleria Nazionale dell'Umbria” (Perugia), oltre alla “Collezione Burri” (Città di Castello).
Per l’occasione è stato effettuato un totale restyling del piano nobile di Palazzo Baldeschi, creando un'atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci, in un percorso emotivamente coinvolgente
Trait d’union della mostra, composta da circa venti opere, è l’uso del nero che hanno fatto i due maestri. Un colore problematico, spesso evitato dagli artisti, come afferma Bruno Corà:
Usato sapientemente dai protagonisti di questa esposizione, il nero rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino ed uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri.Il nero è pieno di possibili valenze simboliche. È un colore azzerante e difficile da usare, capace di isolare qualsiasi forma o immagine che gli sia avvicinata, così come la può rendere emblematica. È un colore che suscita molte domande e tocca il sentimento in profondità

Perugino, Madonna col Bambino e due cherubini,1496 ca., Collezioni Fondazione Perugia, Perugia
L’idea della mostra è nata dall’opera del Perugino “Madonna col Bambino e due cherubini”, una pregiata tavola dal sapore intimo e familiare i cui protagonisti, stagliati su uno sfondo completamente nero, emergono negli incarnati e nei colori delle vesti in un modo assolutamente innovativo per l’epoca.
Sono questi gli anni più belli del percorso del maestro, quando, attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo, ma è anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte nel corso degli anni Novanta del Quattrocento.

Perugino, Ritratto di giovinetto, 1497 ca., Gallerie degli Uffizi, Firenze
Da qui la volontà di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino, tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il Quattro e Cinquecento, dove non c’è nessun paesaggio ideale o preso in prestito da una suggestione visiva, nessuna architettura prospettica, solo il profondo nero su cui si stagliano i protagonisti della scena, come mai si era visto prima.

Alberto Burri, Catrame, 1949, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello
In dialogo con le tavole di Perugino, una decina di opere di Alberto Burri, in cui si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere.
Burri è stato un grande ammiratore e conoscitore dell’arte italiana del Rinascimento, in particolare dell’Umbria di Piero della Francesca, Raffaello e soprattutto Perugino, pittore che ha lasciato un’eredità indissolubile nell’artista informale, segni che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame (1949) e Nero Cellotex (1968).

Alberto Burri, Nero Cellotex, 1968, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello
In “Nero Cellotex” la materia emerge prepotente dalla tela e l’attenzione è posta tutta sull’equilibrio tra forma e colore, con una predilezione per il nero e lo scuro, tratto diventato emblematico dell’artista tanto da essere soprannominato “il maestro dei neri”. Se in Perugino il fondo nero serviva a far risaltare il soggetto principale dell’opera, in Burri il nero è protagonista e diventa materia viva che si espande ed emerge
A corredo della mostra, il catalogo curato da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà (Fabrizio Fabbri Editore). Il progetto grafico dell'allestimento della mostra è a cura di Giuseppe Trivellini.
NERO Perugino Burri
Palazzo Baldeschi al Corso
Corso Vannucci 66 - Perugia
22 giugno - 2 ottobre 2023