Venere. Natura, ombra e bellezza

Un percorso sulle tracce della dea celebrata nelle decorazioni di Palazzo Te.

Venere è espressione di concetti astratti quali la bellezza, l’amore, l’eros, la natura, la primavera, la fecondità, ma può anche dare forma a personaggi delle favole antiche, come Arianna, Olimpiade, Psiche, Antiope o le ninfe dei boschi e le nereidi. Per queste ragioni Venere trova la sua più naturale collocazione a Palazzo Te, una dimora immersa nella Natura sull’isola del Tejeto ai margini di Mantova, un luogo di otia, come ricorda l’iscrizione sul cornicione della camera di Amore e Psiche, uno degli ambienti della dimora più ampiamente decorato da Giulio Romano e i suoi allievi.

 

La mostra Venere. Natura, ombra e bellezza è il momento conclusivo del progetto annuale Venere divina. Armonia sulla terra, dedicato al mito della dea come rappresentazione del senso di rinascita, dall’antichità fino ai tempi moderni.
La terza tappa dell'itinerario avviato a marzo del 2021, celebra la ricchezza iconografica ispirata da questa divinità attraverso i secoli e ne esplora i diversi volti che hanno popolato l’arte europea e italiana in particolare nell'età rinascimentale.
Da Lucas Cranach a Peter Paul Rubens, dalle monete romane ai Libri d’ore, da Dosso Dossi a Guercino, da Paris Bordon al Veronese, l’esposizione restituisce la mutevolezza dell’immagine della dea lungo un arco temporale che va dal II secolo a. C.al Seicento.
Venere è una figura prismatica: nasce dalle acque come Venere celeste, presiede alla rigenerazione della natura ma, come madre di Cupido nella mitologia antica, esprime anche qualità legate all’inganno, alla magia e alla stregoneria, aspetti che troveranno espressione nella letteratura e nelle immagini fra Cinquecento e Seicento.

Venere si può considerare una “forma simbolica” del Nachleben der Antike (la sopravvivenza dell’antico), una formula coniata da Aby Warburg, lo storico dell’arte amburghese che ha riconsiderato in termini anacronistici l’antichità classica e la sua sopravvivenza carica di vitalità nelle immagini dell’arte moderna.


Il progetto espositivo, articolato in nove sezioni, si apre con esempi di statuaria antica, che rappresentano una Venere celeste e intangibile simbolo della perfetta bellezza e dell’amore virtuoso, insieme a un prezioso esemplare del De Rerum Natura di Lucrezio appartenuto a Papa Sisto IV,  il poema dove "Venere che trasmette la vita" è invocata nei versi di apertura.
ll percorso prosegue con altri importanti manoscritti miniati in cui la dea è protagonista di favole e miti sulla natura in cui si materializzano i suoi poteri e le sue vicende. Il dipinto Venere e Mercurio presentano a Giove Eros e Anteros del Veronese (Gallerie degli Uffizi, Firenze) ritrae una Venere che presiede alla generazione e ai piaceri amorosi, un buon auspicio nuziale. La Venus genetrix, presente anche in due delle monete antiche esposte in mostra, sovrintende l’armonia con la natura, aspetto cruciale nella progettazione delle ville del Rinascimento.


Paolo Caliari detto il Veronese, Venere e Mercurio presentano a Giove Eros e Anteros, 1560-62 circa, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Dea della bellezza, Venere si incarna anche nella forma della ninfa e nelle figure danzanti delle Grazie, tema della cultura classica tornato di moda nel XV secolo, ripreso anche in chiave maliziosa nell'incisione di Annibale Carracci dove le tre donne coinvolgono lo spettatore nella loro danza con sguardi audaci. La raffigurazione della dea, nuda e perfetta, apre una finestra anche sul tema del modello: l’idea che si potesse prendere come soggetto una bellezza contemporanea, affiora all’inizio del Cinquecento, quando si teorizza l’esistenza delle Veneri viventi, muse ispiratrici degli artisti. Con questa divinità dell'Olimpo greco si misurano, infatti,  le donne contemporanee le cui immagini vengono raggruppate, come quelle della dea e di eroine antiche, in camerini tematici, chiamate le stanze delle Belle, da cui proviene anche l’olio su rame di Jacopo Zucchi La pesca del corallo.

La natura complessa e inafferrabile della dea e delle sue raffigurazioni è testimoniata anche da uno sguardo alle forze magiche e irrazionali, attributi  di una Venere rovesciata, pericolosa, ingannevole che si ritrova nelle opere di Lucas Cranach, di Albrecht Dürer, di Dosso Dossi e velatamente nel dipinto di Paris Bordon proveniente dalla collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid.
La mostra si conclude con una sezione dedicata a Venere vincitrice dove, tra gli altri, troviamo Il giudizio di Paride di Peter Paul Rubens proveniente dalla Akademie der bildenden Künste di Vienna e Venere, Cupido e Marte di Guercino, capolavoro che richiama lo spettatore all’interno del quadro coinvolgendolo in un dialogo intimo con la divinità.

L'itinerario fra i capolavori in prestito per quest'esposizione da importanti istituzioni europee, si intreccia al repertorio iconografico della dea messo in scena nelle decorazioni di Palazzo Te, in passato definito il "sacrario di Venere". Oltre venticinque rappresentazioni, tra stucchi e affreschi, eseguiti da Giulio Romano e dai suoi alllievi nella dimora cinquecentesca, che mettono in luce i caratteri ancestrali propri della divinità, in alcuni casi anche in contrasto tra loro: la Venere pudica, la Venere Velata, la Venere Vincitrice e le Veneri che trionfano grazie alla forza dirompente dell'eros nelle innumerevoli favole mitologiche. 

Il programma Venere divina. Armonia sulla terra è stato inaugurato a marzo 2021 con Il mito di Venere a Palazzo Te, proseguito in estate con l'esposizione di Venere che benda amore di Tiziano, e, dopo la mostra Venere. Natura, ombra e bellezza, si concluderà a dicembre con l’esposizione in appendice del dipinto Venere con cupido di Moretto (1545-50 ca) proveniente da una collezione privata mantovana. 

Il progetto è organizzato e prodotto da Fondazione Palazzo Te e Museo Civico di Palazzo Te, promosso dal Comune di Mantova con il patrocinio del MiC, il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Banca Agricola Mantovana, il sostegno di Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani. La mostra  si avvale di un comitato scientifico composto da Stefano Baia Curioni, Francesca Cappelletti, Claudia Cieri Via e Stefano L’Occaso. 

Venere. Natura, ombra e bellezza. Mantova, Palazzo Te
dal 12 settembre al 12 dicembre 2021

In copertina: Lucas Cranach il Vecchio, Venere e Cupido con un favo di miele (dettaglio), 1531, Brussels, Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique