Il cinema d'autore (è un genere?)

Con Claudio Sestieri, regista e scrittore

Si sente spesso parlare di “cinema d’autore”, tuttavia ad oggi non c’è molta certezza riguardo a che cosa sia effettivamente, o quale siano i parametri per definirlo tale.  Per antonomasia si intende un genere colto che spesso non possiede gli elementi fondamentali che possono essere di attrazione per le grandi masse (archi-trama, svolgimento lineare degli eventi), ma si dedica prevalentemente alla creazione di un mondo scaturito dalla visione poetica del regista.  La sua principale specificità è la presenza di un canone rappresentativo univoco legato, per l'appunto, a un dato autore, che si allontana dagli stilemi ritenuti tradizionali, cercando di creare una poetica, sia formale che contenutistica, personale e unica. Caratteristica centrale è anche la presenza di un piano concettuale oltre a quello semplicemente narrativo.

Cinema d'autore e Cinema di genere, sono però anche due definizioni spesso usate in modo antitetico e sono oggetto di una lettura critica da parte del regista e scrittore Claudio Sestieri che ci spiega dove posizionare il confine tra questi due mondi, sempre che esista, e da dove nasca questa classificazione:

In fin dei conti. Ma che cos'è un autore? È qualcosa che è sempre esistito, che adesso, probabilmente col trionfo delle serie col trionfo delle sceneggiature studiate fino nel nell'ultimo particolare, ha perso probabilmente un po’ di smalto. Però è una costante del cinema…

… nel cinema degli esordi, nelle opere dei movimenti avanguardisti come l'espressionismo tedesco, l'impressionismo francese e la scuola sovietica, opere di non immediata comprensione, che apportavano diverse sperimentazioni sul piano formale e contenutistico. 
Nella storia della Settima Arte c’è un momento fondamentale per questa suddivisione in due macro-aree, una colta e una popolare ed è la nascita della definizione di cinema d’autore da posizionare nel periodo che intercorre tra la fine del Neorealismo italiano e la Nouvelle Vague francese. E’ in Francia che si sviluppa il concetto con la discussione tenuta dai Cahiers du cinéma, con la celebre politique des auteurs, nella quale viene riconosciuto al regista del film la paternità sull'opera, con un proprio stile e una propria poesia. 

Tutto il film era, e credo che sia, un capolavoro. La storia, il modo di girare, il modo di montare, il modo di raccontare è stato veramente rivoluzionario. Ci sono film che non hanno retto al tempo, non è il caso di À bout de souffle: un capolavoro che va visto dalle vecchie e dalle giovani generazioni di cinefili. Fino all’ultimo respiro è un film che ha superato la moda.
Marco Bellocchio riguardo À bout de souffle, Fino all’ultimo respiro, di Jean Luc Godard

Carl Theodor Dreyer, Robert Bresson, Jean-Luc Godard, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Andrej Tarkovskij, Ingmar Bergman continua Sestieri:

Sono autori diversi uniti dal punto dal riconoscimento del valore dell'immagine. Ma ognuno ha un suo mondo, ognuno ha un suo sguardo, quindi abbiamo non l'impressione della realtà così come la vediamo tutti i giorni, ma l'impressione di una realtà mediata, ricostruita o meglio ancora reinventata.

Sull'altro versante troviamo invece un Cinema considerato popolare, quello di genere, in quanto facilmente fruibile, aderente a codifiche stilistiche e contenutistiche già metabolizzate. 

Sestieri che nei suo lavori ha cercato di contaminare il cinema d'autore col il cinema di genere evidenzia come:  

“L’Avventura” di Antonioni, a modo suo è un giallo dei sentimenti, ma è un giallo, un giallo capovolto perché c'è un'indagine che poi finisce nel nulla. “Blow up”, che cos'è se non un giallo? Quindi non è vero che il cinema d'autore sia lontano dall’essere cinema di genere. Stanno benissimo insieme Noir e cinema d'autore, Thriller e cinema d'autore, persino la Commedia …d'autore.

Ci troviamo dunque dinnanzi a una classificazione imperfetta, raramente esaustiva, che può esserci utile solo in maniera marginale. Il progetto di cinema di Sestieri è di fare come per gli autori dell’estremo oriente: coniugare gli schemi del cinema di autore con quelli di genere. 

Possiamo dunque vedere in modo diverso la definizione di Cinema d'autore dall’essere un dispositivo autocelebrativo, spesso segnato da un certo elitismo. Se invece consideriamo le premesse tecnico-teoriche in grado di identificare un film d'autore, e le utilizziamo senza pregiudizi, lo scenario che i configura è ben altro. E ad emergere è un Cinema di qualità di uno specifico regista, popolare o elitario che sia.

Antonioni fa parte della ristrettissima schiera di cineasti-poeti che si creano il proprio mondo, i suoi grandi film non solo non invecchiano ma col tempo si riscaldano.
Andrej Tarkovskij

Claudio Sestieri si forma come regista di programmi televisivi e radiofonici, e realizza poi anche alcuni documentari. Esordisce sul grande schermo nel 1986 con Dolce assenza, presentato in concorso al Festival di Locarno, interpretato da Jo Champa e Sergio Castellitto. Segue nel 1991 Barocco, presentato alla Mostra d'Arte cinematografica di Venezia. Nel 2005 firma la regia e la sceneggiatura di Chiamami Salomè, versione attualizzata e moderna del dramma di Oscar Wilde, con Ernesto Mahieux, Carolina Filline ed Elio Germano. Segue Seguimi (2017) ambizioso thriller psicologico dalle derive horrorifiche.