Alessandra Campo: Il Menone di Platone e la virtù politica

E' possibile insegnare ad essere virtuosi?

Alessandra Campo, membro del Centro di Psicoanalisi e Filosofia Après-Coup dell'Università dell’Aquila, partecipa al Kum!Festival di Ancona con il dialogo platonico Il Menone. Una scelta, spiega la Campo, dettata soprattutto dal sottotitolo del Menone: Sulla Virtù, intesa come virtù politica. La questione che l'opera di Platone pone, apre un dibattito interessante: è possibile insegnare ad assere virtuosi?

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere! Perché io so di sapere più di te, che pensi di sapere.
Socrate

Menone ha fretta di governare e vuole assicurarsi rispetto al fatto che pagando i sofisti riesca ad entrare in posssesso della virtù di avere successo, quindi la capacità di governare la polis e gli affari privati. Socrate non fa altro che produrre in lui un dubbio chiedendogli di spiegargli il concetto di virtù. Le definizioni che fornisce Menone sono tutte aporetiche, e spazientito sentenzia che se non sappiamo non possiamo conoscere.
Socrate espone per la prima volta la teoria della reminiscenza conoscere è ricordare, fonda la possibilità della conoscenza in questo senso: sappiamo da sempre abbiamo solo dimenticato.
Menone, che in greco vuol dire colui che rimane immobile, si sottrae infatti al dubbio di Socrate. Quest'ultimo si rende conto che i suoi interlocutori, tra cui Anito, non sono in grado di seguirlo e quindi sposa le loro opinioni secondo cui la virtù non è insegnabile. Questa conclusione è però viziata e determinata dagli interlocutori che partecipano al dialogo, infatti Socrate è del parare che la virtù è insegnabile ma insegnare e ricordare, non c'è insegnamento, c'è reminescenza.