Jung, l`Io e l`inconscio

Pier Aldo Rovatti

Pier Aldo Rovatti, docente di storia della filosofia contemporanea all’Università di Trieste, delinea le divergenze di fondo fra Carl Gustav Jung (Kesswill 1875 – Zurigo 1961) e Sigmund Freud (Freiberg 1856 – Londra 1939) in merito all’interpretazione ed al valore dei sogni.
Diversamente da quanto sosteneva il suo maestro, per Jung il sogno non è meramente l’appagamento di un desiderio e la sua sintassi complessa non dipende interamente dall’attività della censura. Il sogno svolge una funzione di “equilibrio e compensazione” tra il momento coscienziale e razionale e l’inconscio, che non è solamente individuale, ma comprende anche elementi, “archetipi”, propri dell’arcaica memoria collettiva.
Il contributo più originale della teoria junghiana riguarda proprio la possibilità di ospitare questo elemento “ombra”, che va preso in considerazione pur non essendo conoscibile. La pretesa di conoscere l’ “ombra” – conclude Rovatti – equivale alla pretesa, altrettanto velleitaria e densa di contraddizioni, del pensiero filosofico di escludere dal proprio progetto dominante l’accidentale, il negativo e l’irrazionale.