Andrea Tagliapietra. L'inganno

Finzioni di verità e storia naturale dell'intelligenza

 L’inganno viene solitamente attribuito all’essere umano ma Andrea Tagliapietra, intervistato al Festival della Filosofia di Modena 2018 Verità, sostiene l’esistenza di una storia naturale dell’inganno, che fa intravedere nei segni della natura  non il fine di trasmettere correttamente delle informazioni ,ma quello di ottenere risultati efficaci nei riceventi. L’inganno è pertanto la struttura che accompagna la comunicazione in natura. Lo stesso rapporto tra cacciatore e preda è costituito da segnali: la preda oltre a fuggire può usare una strategia di mimetismo per nascondersi al predatore, per esempio il mantello della tigre serve a renderla invisibile nei canneti dove essa caccia e questa è la forma oggettiva della menzogna, dell’inganno. In natura questo meccanismo innesca quello dello smascheramento dell’inganno.
La tendenza che accompagna questo gioco non si riproduce all’infinito, ma ha un suo risvolto liberatorio, l’utilitarismo che noi troviamo alle pendici della piramide della vita non corrisponde a ciò che troviamo al suo  vertice. Dal momento che il fine va al di là dell’utile, in tutti gli animali si riscontra l’attività del gioco nel quale essi simulano, si scambiano segni menzogneri che non sono indirizzati all’utile ma ad una consapevolezza superiore. Il gioco negli animali non è soltanto un addestramento al comportamento utilitaristico ma è un surplus, che libera  l’intelligenza attraverso il superamento dell’utilitarismo. La prova più elevata dell’intelligenza, diceva Nietzsche, non è quella che produce danno o vantaggio ma è il saturnale della vita, un momento di liberazione.  

La spirale tra menzogna e verità accompagna tutta la piramide della vita dagli stadi più semplici a quelli più complessi 

Andrea Tagliapietra è professore di Storia della filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Socio della Società Filosofica Italiana (SFI), membro della Consulta filosofica nazionale, è direttore, con Sebastiano Ghisu, della rivista internazionale di filosofia “Giornale critico di storia delle idee”. I suoi principali interessi di ricerca riguardano lo statuto multidisciplinare della storia delle idee, reinterpretando i problemi centrali della storia della filosofia, da quello della soggettività al rapporto verità/falsità, verità/finzione, essere/apparire, attraverso l’ottica del “pensiero figurale” e i nuovi linguaggi della comunicazione. Fra le sue pubblicazioni: La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica (Milano 1991, 2ª ed. riveduta e accresciuta, Torino 2008); Il velo di Alcesti. La filosofia e il teatro della morte (Milano 1997); La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità (Torino 2003); La forza del pudore. Per una filosofia dell’inconfessabile (Milano 2006); Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale (Milano 2001, 2ª ed. riveduta, Milano 2008); Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia (Torino 2009); Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti (Bologna 2010); Sincerità (Milano 2012); Non ci resta che ridere (Bologna 2013); Alfabeto delle proprietà. Filosofia in metafore e storie(Bergamo 2016); Esperienza. Filosofia e storia di un’idea (Milano 2017); Cartografia intellettuale dell’Europa. La migrazione dello spirito: 1 (a cura di E. Maglione, Milano-Udine 2018).