Vittorio Lingiardi. Mindscape

La psiche nel paesaggio

Vittorio Lingiardi, intervistato in occasione della IV edizione del Festival del Pensare, parla del Mindscape, ossia la psiche nel paesaggio, definendo in tal modo la scena naturale, vista nella nostra soggettività, attraversata in base alle nostre memorie e ai nostri segnali affettivi.

Un paesaggio come luogo mentale, scoperto o ritrovato, perché è già dentro di noi, non il paesaggio da cartolina, ma un paesaggio elettivo, che ha a che fare con la nostra esperienza e che potremmo mettere in relazione con il primo paesaggio che incontriamo nella nostra vita, ossia il volto della persona che si china su di noi e ci accudisce o, al contrario, il volto che non si china su di noi e distoglie lo sguardo. Il bambino guarda il volto della madre come se fosse un paesaggio, cercando di capire se ci saranno le nuvole o il sole.

I luoghi diventano oggetti psichici, strutture che formano la nostra personalità e il nostro gusto. Salvatore Settis dice che il paesaggio è il grande malato d’Italia, ed uno psichiatra non può non cogliere l’allarme che c’è in questa frase e correre al capezzale del malato. La malattia del paesaggio ha a che fare con la speculazione edilizia, con l’inquinamento, ma è anche la distruzione di un contesto che ci unisce e che ha a che fare con la nostra identità e la democrazia. Parlare di paesaggio significa anche parlare di confini e di luoghi, perché, dato che il paesaggio è sia dentro di noi che fuori di noi, non possiamo non interpretare il tema del paesaggio alla luce delle grandi migrazioni: luoghi e paesaggi da cui molte persone sono costrette ad andare via e luoghi e paesaggi che ancora non si conoscono, ma che vengono pensati e costruiti nella mente e nelle aspettative di chi è costretto a lasciare la sua terra per andare in un’altra. 
Lingiardi parla poi del paesaggio come viaggio e dell’esperienza della traversata come esperienza terapeutica. Lo psicanalista francese Pontalis diceva che ci vogliono parecchi luoghi dentro di noi per avere qualche speranza di essere noi stessi, dimostrando come l’importanza del tema dei luoghi che abitiamo e delle memorie che questi luoghi portano. 

Freud per spiegare ai pazienti l’essenza della seduta psicanalitica e il processo delle libere associazioni diceva loro di immaginare, una volta stesi sul lettino, di essere su di un treno e di guardare fuori da un finestrino descrivendo quello che vedono. I finestrini del treno della traversata psicanalitica guardano all’interno, ma la metafora usata da Freud dimostra come sia difficile distinguere l’interno e l’esterno del paesaggio. Il confine tra noi e il mondo non è mai tracciabile in modo definitivo, è sempre un dialogo e uno scambio. 


Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, è professore ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza Università di Roma, dove dal 2006 al 2013 ha diretto la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica. Con Nancy McWilliams è coordinatore scientifico e curatore del Manuale diagnostico psicodinamico PDM-2 (2018). Nel nostro catalogo sono presenti, tra gli altri, La personalità e i suoi disturbi(2014), Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali (2014) e Mindscapes (2017). Collabora con l’inserto culturale Domenica del Sole 24 Ore e con Il venerdì di Repubblica.