La tecnica come cura. Protesi, simbolo, specchio

Gaetano Chiurazzi

Nel video Gaetano Chiurazzi parla del tema della relazione che ha tenuto al Convegno L'uomo e la macchina (Università degli Studi di Brescia 3 e il 4 marzo 2023) “La tecnica come cura. Protesi, simbolo, specchio”. 
Prendendo spunto dalla favola di Igino sulla cura arriva a dire che l’uomo è il prodotto della cura. La tecnica consente all’uomo di aver cura di sé stesso e di manipolare il mondo esterno. La tecnica è cura perché rappresenta per l’uomo una lotta contro la degradazione entropica della realtà.

Tutta la tecnica è un’estensione dell’attività dell’uomo, è una sorta di protesi dell’uomo, imprime la sua forma sulla realtà.

Accanto a questa funzione protesica c’è anche una funzione di carattere simbolico, nel senso etimologico del termine perché sýmbolon significa collegamento. Si tratta di una forma di connessione tra gli uomini mediata dai loro prodotti, molto importante dal punto di vista culturale e che avviene sia a livello sincronico che diacronico. 

Il terzo punto è quello per cui gli oggetti tecnici costituiscono una sorta di specchio in cui gli uomini reciprocamente si riconoscono, perché è nella misura in cui noi riconosciamo certi prodotti come prodotti dell’attività dell’uomo che possiamo riconoscere noi stessi. Una forma di riconoscimento simbolico, che ha come suo medium il prodotto tecnico. Le opere d’arte, per esempio, sono qualcosa che costruisce la nostra identità culturale e questo aspetto del riconoscimento dell’oggetto tecnico è un aspetto importante della tecnica, che pone dei problemi per quanto riguarda le questioni sull’intelligenza artificiale, che è oggi in grado di produrre opere d’arte. 

Gaetano Chiurazzi è professore ordinario di Filosofia Teoretica all’Università di Torino  e Direttore di programma presso il Collège International de Philosophie (2019-2025). Ha studiato e svolto attività di ricerca presso le università di Berlino, Heidelberg, Parigi, Oxford, Varsavia. Ha tenuto seminari o conferenze presso varie università e collabora sin dalla sua fondazione con il gruppo di ricerca ONLENHER diretto da Teresa Oñate della UNED, Madrid. I suoi interessi sono rivolti soprattutto all'ermeneutica filosofica, alla fenomenologia, alla filosofia classica tedesca, e più in generale della filosofia contemporanea. Ha condotto studi sulle implicazioni ontologiche e metafisiche delle teorie del linguaggio e del giudizio, sulla filosofia della traduzione, con riferimento anche alle sue implicazioni etico-politiche, di estetica, e di filosofia dell’economia. Nei  suoi ultimi lavori si è occupato del tema dell’incommensurabile, a partire dalle discussioni che esso ha suscitato nel mondo antico, in particolare nella scuola pitagorica e in Platone, cercando di evidenziarne le implicazioni filosofiche generali in funzione di una ontologia del divenire e del contingente, centrale per la prospettiva cui fa riferimento l’ermeneutica filosofica.
Oltre a svariati saggi pubblicati in riviste nazionali e internazionali, ha pubblicato: Scrittura e tecnica. Derrida e la metafisica (1992); Hegel, Heidegger e la grammatica dell’essere (1996); Il postmoderno (20022); Teorie del giudizio (2005, traduzione spagnola di Pepe Vidal); Modalità ed esistenza (20092, tradotto in tedesco); L’esperienza della verità (2011, traduzione serba, inglese e portoghese); Dynamis. Ontologia dell’incommensurabile (2017, traduzione inglese e spagnola); Seconda natura. Da Lascaux al digitale (2021). Insieme a Gianni Vattimo dirige Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica.