Andrea Zanzotto: Montale geologo

Un giudizio sulle capacità rivelatrici della poesia

Secondo Andrea Zanzotto, nella poesia, se è tale, c'è sempre anche qualche cosa di vivificante. Fa l'esempio di Eugenio Montale che mostra il crollo della percezione del tempo mediterraneo, parla di una terra aspra e invivibile, parla dell'anello che non tiene, cioè di fattori che mettono in questione la picolezza del nostro tempo storico. Nel 1952 Zanzotto scrive un articolo di interpretazione di Montale in chiave geologica. 

Nella poesia, se è tale, c'è sempre anche qualcosa di vivificante - Andrea Zanzotto

 
Andrea Zanzotto nasce il 10 ottobre 1921 a Pieve di Soligo. Nel 1950 vince il premio per la poesia S. Babila Inediti (in giuria figurano, tra gli altri, Ungaretti e Montale). Pubblica poi Dietro il paesaggio (1951), cui seguono le raccolte Elegia e altri versi (1954), Vocativo (1957), IX Ecloghe (1962) e La Beltà (1968), recensita dallo stesso Montale. All'attività di poeta Zanzotto accosta, dai primi anni '60, quella di traduttore in particolare, di Michel Leiris di George Bataille e di Honoré De Balzac. Alternando la scrittura in versi con quella narrativa (Sull'Altopiano, 1964; Colloqui con Nino, 2006) e saggistica (parzialmente accolta nei due volumi Scritti sulla letteratura, 2001), pubblica la raccolta Pasque (1974) cui segue, nel 1978, Il Galateo in Bosco (prefazione di Gianfranco Contini), primo tempo della ‘trilogia' poetica comprensiva anche di Fosfeni (1984) e di Idioma (1986). Dopo l'uscita di Meteo (1996), tutte le sue poesie vengono ristampate nell'edizione dei Meridiani Mondadori (Le poesie e prose scelte, 1999). Seguono le raccolte Sovrimpressioni (2001) e Conglomerati (2009). Muore la mattina del 18 ottobre 2011 presso l'ospedale di Conegliano a causa di complicazioni respiratorie, una settimana dopo aver compiuto novant’ anni.