Dario Fo: la crisi dei giovani

Elogio dell'indignazione

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        In questo incontro con i giovani, Dario Fo denuncia la mancanza di prospettiva e di slancio che oggi segna l’orizzonte esistenziale di molti ragazzi, accompagnata da un diffuso senso di noia, di vuoto e di delusione. Mentre per i ragazzi che si rimboccano le maniche e riempiono le speranze di lotte concrete per un futuro migliore Fo spende parole di plauso e di incoraggiamento, alle generazioni più mature riserva una critica: spesso le vecchie generazioni dimenticano di affidare la loro esperienza e saggezza ai giovani. Anche la televisione, secondo Fo, tende a creare false speranze e deleterie illusioni, in un’epoca in cui ci sarebbe bisogno della costruzione di ben più solidi progetti.

        Io spero tanto che le cose si raddrizzino e che ci sia una vampata straordinaria, come avviene ogni tanto, quando gli uomini sono stufi di dover soccombere e di tirare a campare.

        Dario Fo nasce a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo 1926 da una famiglia antifascista. A Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, poi si dedica al teatro. Ha lavorato per il cinema, per la televisione; ha dipinto e scritto di arte; ha all’attivo parecchi romanzi e saggi oltre a ai testi teatrali. Nel 1959 fonda una compagnia teatrale con la moglie Franca Rame. Alla stagione teatrale 1969-1970 appartiene Mistero buffo, la sua opera più famosa. Nel 1997 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, "per avere emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l’autorità e sostenendo la dignità degli oppressi". Muore a Milano il 13 ottobre 2016.

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