Jean Paul Habimana, Nonostante la paura

Genocidio dei tutsi e riconciliazione in Ruanda

Tra l’aprile e il settembre del 1994 in Ruanda, in seguito all’attentato all’areo del presidente Habyarminana, si scatena una caccia all’uomo nei confronti dei tutsi da parte degli hutu: il bilancio sarà di un milione di vittime. Jean Paul Habimana, che all’epoca aveva dieci anni, in Nonostante la paura, Genocidio dei tutsi e riconciliazione in Ruanda (Terre di mezzo) rievoca la terribile esperienza dell'abbandono precipitoso della propria casa, del padre sparito nel nulla, del ricovero in un convento, della sopravvivenza sotto una pila di cadaveri, del nascondiglio in una fossa per le banane, e dell’approdo in un campo di rifugiati, dove soffre per la sete, la sporcizia, i pidocchi, ma finalmente si ricongiunge con la madre e i fratelli. Il libro, finalista al premio Pieve Saverio Tutino, descrive anche il faticoso ritorno alla normalità del Ruanda, gli studi portati avanti da Jean Paul nonostante tutto, l’ingresso in seminario con la scoperta della sofferenza degli hutu - soprattutto quella dei figli dei carnefici -, il trasferimento a Reggio Calabria, la decisione di rinunciare al sacerdozio per via del celibato, il matrimonio con Marie Louise. Nell’appendice a questo libro scritto benissimo e di grande impatto emotivo, Habimana analizza le cause del genocidio che vanno rintracciate nella sconsiderata politica colonialista dei belgi. Fu questa a cristallizzare l’appartenenza etnica, trasformando quella che era solo una consuetudine (la minoranza tutsti si occupava di allevamento, gli hutu erano per lo più contadini) in una contrapposizione letale. Una testimonianza di grande valore civile, un racconto che invita a riflettere sulla Storia affinché il male non si ripeta.
 

Dopo aver vissuto un genocidio non si può più essere come prima; te lo porti dentro per il resto della vita. Quell’orrore ti segna, ti caratterizza, ti distingue e ti identifica. Ogni ruandese sia carnefice o sopravvissuto ha cercato e trovato un modo per uscire dal ricordo di quel periodo infernale. I genocidari non hanno come vittime solamente le persone che hanno ucciso o che avrebbero voluto uccidere, ma anche i loro cari e, soprattutto i loro figli che soffrono perché vengono riconosciuti come figli di assassini. Chi commette un genocidio non solo distrugge gli altri ma anche la sua progenie.


Jean Paul Habimana nasce nel 1984 a Nyamasheke (Ruanda), nel 2005 si trasferisce in Italia. Insegna religione a Milano, dove vive con sua moglie Marie Louise, di famiglia hutu, e i loro due figli.