Giuseppe Pontiggia. La civiltà della cultura 

Daniela Marcheschi

Nel video Daniela Marcheschi, che ha curato la pubblicazione delle opere di Giuseppe Pontiggia (Como 1934 - Milano 2003) per i Meridiani Mondadori nel 2004, parla del grande scrittore italiano, che con la sua opera testimonia il valore civile della letteratura.  

Maestro di stile e di misura, cultore di letterature classiche, appassionato bibliofilo, Pontiggia è uno degli autori più originali del secondo Novecento italiano. il Meridiano, uscito a un anno di distanza dalla sua prematura scomparsa, presenta tutti i suoi libri in ordine cronologico e senza distinguere tra narrativa e saggistica, che nelle sue opere sono continuamente intrecciate, e permette di cogliere il suo personalissimo progetto a tutto campo sulla letteratura, la ricchezza e la varietà di generi letterari e di toni della sua opera, la raffinatezza essenziale del suo stile, l’intelligenza (talmente ironica e acuta da diventare tagliente) delle sue osservazioni sulla realtà, le persone, gli avvenimenti, il suo concetto di estetica che mai prescinde da un vigile e severo sentimento etico.

Pontiggia legge da giovanissimo i grandi classici e in particolare Guy de Maupassant, che è stato per lui una rivelazione: lo aveva colpito l’idea di Maupassant che bisogna raccontare solo ciò che è veramente necessario allo sviluppo del tema narrativo. 

Nel 1984 esce per Adelphi la sua la sua prima raccolta di saggi Il Giardino delle Esperidi, in particolare nel saggio su René Daumal, Pontiggia riflette sulla scrittura chiara, che non è un valore in sé ma un modo attraverso cui si può rivelare anche l’oscuro, perché l’oscuro rimanda solo a se stesso mentre la chiarezza rimanda anche all’oscuro. 

Pontiggia non crede all’identificazione di ideologia e linguaggio, ha una formazione culturale molto ampia, anche scientifica, che gli fa rifiutare tale determinismo e poi soprattutto crede in una temporalità più ampia della letteratura e quindi nella necessità di continuare anche in età contemporanea ad avere un rapporto con i classici. Ma naturalmente è anche convinto della necessità di sperimentare nuove strade. 


Daniela Marcheschi è critico letterario e docente di Letterature  e Antropologia delle arti in diverse università, tra le quali Salamanca, Uppsala, Firenze. Attualmente è in forza alla Universidade Aberta di  Lisbona. Oltre a numerosi saggi tradotti in diversi paesi, ha curato i Meridiani Mondadori delle Opere di Carlo Collodi (Milano 1995), di Giuseppe Pontiggia (Milano 2004) e Gianni Rodari (2020), e pubblicato il volume riassuntivo di critica e teoria della letteratura Il Sogno della letteratura (Roma 2012). È presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Tricentenario della Nascita di Giuseppe Baretti. Tra i suoi libri: Collodi ritrovato (Pisa 1990);  Destino e sorpresa. Per Giuseppe Pontiggia con i suoi primi scritti sul «Verri»(Pistoia 2000); Prismi e poliedri. Scritti di critica e antropologia delle arti (Livorno 2001); Sandro Penna. Corpo, tempo e narratività (Roma-Napoli 2006); Chiara Matraini. Poetessa lucchese e la letteratura delle donne nei nuovi fermenti letterari del ‘500 (Lucca 2008); Leopardi e l’umorismo (Pistoia 2010); Il sogno della letteratura. Luoghi, maestri, tradizioni (Roma 2012); Antologia di poeti contemporanei. Tradizioni e innovazione in Italia (a cura, Milano 2016); Il naso corto. Una rilettura delle Avventure di Pinocchio (Bologna 2016); Mille anni di poesia religiosa italiana. Antologia (a cura di, Bologna 2017). Letteratura e giornalismo (a cura di, Venezia 2017, 2019, 2020, 2021).