Evase dall'Harem

Da una storia vera dei primi del '900

Evase dall’Harem, disegnato da Sara Colaone su sceneggiatura di Didier Quella-Guyot e Alain Quella-Villegér e pubblicato in Italia da Oblomov Edizioni nella traduzione di Stefano Sacchitella, è un avvincente graphic novel storico basato su un fatto realmente accaduto che ebbe una tale eco da finire sui maggiori quotidiani europei e da diventare addirittura un fuilleton: nel 1906 le due figlie di un importante dignitario dell’impero Ottomano, collaboratore del sultano Abdul-Hamid II, decidono di scappare dalle loro case di Costantinopoli per raggiungere Parigi. Il fumetto racconta la storia della loro fuga, la preparazione segreta del viaggio, la partenza sull’Orient-Express, lo scandalo in patria, gli ostacoli lungo la strada braccate dagli emissari del padre ma anche gli aiuti da parte di amici e via via anche importanti personalità della cultura e dell’arte, e poi finalmente l’arrivo in Francia e la conquista della libertà.

Tra femminilità e femminismo, tra libertà scandalose e conformismo, rabbia e rivolta, radici ed esilio [...] Zennur e Nuryé sono ormai diventate l’emblema di una causa che le supera: rappresentato tutte le “disincantate”, turche o meno che siano – Dalla postfazione di Alain Quella-Villéger


La sceneggiatura decisamente avvincente e ben costruita, è resa perfettamente dai disegni di Sara Colaone. Notevole innanzitutto, oltre all’evidente lavoro di studio e documentazione iconografica, la grazia e la naturalezza con cui l’autrice ha saputo rendere le atmosfere di inizio Novecento, nel contrasto tra le ambientazioni turche e quelle invece europee, ma anche tra i volti e le emozioni a volte contrastanti delle protagoniste, fino a un epilogo tutt’altro che scontato. Una storia vera che cattura per la sua straordinarietà, ma anche perché magistralmente raccontata in perfetta armonia tra immagini e testi.

Avevamo bisogno di orizzonti aperti, un percorso tracciato per tutto il mondo dove provare a camminare con i nostri passi, dei fiori a portata di mano, e soprattutto il potere di andare dove vuoi senza che nessuna porta si chiuda o un velo cali sul tuo viso oscurandoti gli occhi. Camminare nell’universo, libere, l’anima al vento: è tutto ciò che desideriamo – Nuryè sulle pagine di Le Figaro Litéraire, 4 maggio 1907


Chiude il libro una ricca appendice con postfazione di Alain Quella-Villéger che oltre alle sue interessanti riflessioni fornisce preziose informazioni storiche sulla vita delle due sorelle Zennur e Nuryé e sui principali personaggi della vicenda, le loro foto dell’epoca, e alcuni consigli (libri, film, posti da visitare) per approfondire ulteriormente questa bellissima storia.

Abbiamo rivolto alcune domande a Sara Coalone su Evase dall'Harem, di seguito le sue risposta.

Salta subito agli occhi nei tuoi disegni la naturalezza delle ambientazioni e dei costumi dell'epoca, che tipo di lavoro di documentazione c'è dietro?
Il passaggio fra Otto e Novecento è un momento della storia molto stimolante, non solo sul piano degli eventi storici che lo distinguono, ma anche dal punto di vista di un'estetica che proietta le arti verso una modernità ruggente. Per Evase dall'harem, ho potuto disporre di una bellissima documentazione fotografica che lo stesso Pierre Loti aveva composto nell'arco dei suoi viaggi in Medio Oriente, oltre ad alcune foto originali delle protagoniste del graphic novel. Ma quello che mi interessava era rendere il fervore di quegli anni.  Già con Leda, il graphic novel sull'anarchica Leda Rafanelli con cui ho vinto il Gran Guinigi a Lucca Comics nel 2017, con gli sceneggiatori Satta e de Santis ci eravamo occupati largamente di questo periodo storico, raccogliendo moltissima documentazione iconografica sugli abiti, i modi di fare, le posture... perché per raccontare in un fumetto bisogna mettere in scena personaggi che siano veri propri attori, con un apparato gestuale che risuoni nella loro epoca e nel loro ambiente. Ci vuole un precisione chirurgica per far risuonare l'epoca, individuando quei pochi elementi chiave che fanno vivere i personaggi senza congelarli in una riproduzione pedante del passato. Forte di quest'esperienza, ho studiato il tragitto dell'Orient Express, ricostruendo attraverso fonti digitali quei paesaggi dell'Europa che Zennour e Nuryè avevano attraversato nella loro fuga. Credo che la rappresentazione degli spazi sia molto importante per rendere credibile una storia. Raccontando gli spazi si ha l'occasione di proiettare fuori dai personaggi e attraverso il loro sguardo, le loro paure e pulsioni più segrete.

Come ti sei trovata a disegnare su sceneggiatura di Alain Quella-Villéger e Didier Quella-Guyot? 
Ho lavorato sulla sceneggiatura di Didier e Alain con  grande curiosità, ma anche sicurezza. Prima di diventare un graphic novel questo testo è stato un interessante saggio romanzato scritto proprio da Alain Quella-Villéger, che ha curato anche un documentario. Quindi questa trasposizione è una sorta di rimediazione di una vicenda già descritta, che però offre attraverso le immagini una ulteriore interpretazione, sulla quale Didier Quella-Guyot, che ha riscritto il testo per il fumetto, mi ha lasciato totale libertà d'azione. Questo lavoro è nato e cresciuto in un clima di grande fiducia e collaborazione.

Non è la prima volta che nei tuoi libri tocchi la questione femminile, perché secondo te è un tema importante e cosa si può imparare ancora oggi dalla storia di Zennur e Nuryé?
Zennour e Nuryè sono due donne combattute fra il desiderio di raggiungere la totale libertà personale e lo sconforto che provano nel rendersi conto che non esiste un luogo fisico preciso dove questa libertà trovi casa. Giunte nella tanto sognata e romanzata Europa, si accorgono di essere diventate strumenti di propaganda e non trovano un riscontro personale, esistenziale in questa società. Ragionando sul femminismo e sul modo in cui la loro vicenda fa rapidamente il giro di tutti media dell'epoca, le due ragazze sfuggono a ogni riduzione della persona a icona o clichè, che seppur di stampo positivo, porta con sé il rischio di non potersi evolvere, di non poter sviluppare un pensiero autonomo. Questa mi sembra una riflessione utile per tutte le generazioni.


Per gentile concessione di Oblomov Edizioni pubblichiamo in anteprima alcune illustrazioni interne al libro.


Sara Colaone è autrice di fumetti e illustratrice, premio Gran Guinigi come Miglior disegnatrice a Lucca Comics & Games 2017 per Leda. Che solo amore e luce ha per confine (Coconino Press). Tra gli altri suoi graphic novel ricordiamo, Ciao ciao bambina (2010, Kappa edizioni), Ariston e In Italia sono tutti maschi, con Luca de Santis (Oblomov 2018, 2019). È anche illustratrice per diverse riviste tra cui Internazionale e Le Monde diplimatique. Collabora con diverse case editrici italiane nel settore educativo e insegna Disegno all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Alain Quella-Villéger è uno storico, specialista della vita e dell’opera dello scrittore-viaggiatore Pierre Loti. Il fumetto è tratto dal suo Évadées du harem. Affaire d’État et féminisme à Constantinople (1906), Actes Sud Editions/Babel, 2015.

Didier Quellat-Guyot, professore di Lettere moderne a Poitiers, critico e sceneggiatore di fumetti con molti titoli all’attivo, è co-autore della sceneggiatura.