I grandi direttori: Giuseppe Sinopoli

L'Orchestra Sinfonica e il Coro di Torino della Rai

Dall'Auditorium "Arturo Toscanini" della Rai di Torino, l'Orchestra Sinfonica e il Coro di Torino della Rai eseguono Un requiem tedesco op. 45 per soprano, baritono, coro e orchestra di Johannes Brahms. Nella clip proposta, un breve estratto dal concerto del 24 marzo 1983.

Direttore dell’Orchestra: Giuseppe Sinopoli
Direttore del coro: Olinto Contardo
Soprano: Karin Ott
Baritono: Peter Weber

Artista dal carattere e dagli interessi poliedrici, Giuseppe Sinopoli (1946 - 2001) iniziò a dodici anni a studiare teoria della musica e organo. Poi, si iscrisse alla Facoltà di Medicina di Padova, presso la quale si laureò nel 1971. Dal 1966, Sinopoli studiò composizione al Conservatorio di Venezia, che lasciò due anni dopo. Frequentò gli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, famoso centro di studio e produzione della musica d'avanguardia, dove fece incontri determinanti per lo sviluppo della propria carriera e dei propri interessi: Luigi Nono, Bruno Maderna, Franco Donatoni, che per tre anni fu suo maestro all’Accademia Chigiana di Siena. Lì, frequentò anche i corsi di direzione d’orchestra di Franco Ferrara.

Alla fine del 1972, Sinopoli si trasferì a Vienna dove studiò direzione e analisi. Nel 1975, dopo anni dedicati alla composizione, scoprì la propria vocazione per la direzione d’orchestra, con una particolare, ma non esclusiva, attenzione al repertorio contemporaneo.
Il 1980 fu l’anno della sua affermazione internazionale con la concertazione di tre opere verdiane: Macbeth a Berlino, Aida ad Amburgo e Attila a Vienna. Come direttore, collaborò con la New York Philharmonic, la Chicago Symphony, i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Israel Philharmonic, la Philharmonia di Londra, l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Deutsche Oper di Berlino, la Staatskapelle di Dresda, i complessi della Rai (compresa l’Orchestra Nazionale, nata nel 1994), il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro alla Scala. Morì a Berlino, sul podio della Deutsche Oper, il 20 aprile 2001, colpito da infarto, mentre dirigeva il III atto di Aida.

Dagli anni Ottanta, Giuseppe Sinopoli aveva nutrito anche un profondo interesse per l’archeologia del vicino oriente antico, collezionando preziosi reperti, oggi conservati nel museo Aristaios, attiguo alla sala a lui intitolata nel Parco della Musica di Roma. Nel mese della morte, avrebbe dovuto discutere la tesi in Archeologia presso l’Università degli studi “La Sapienza” di Roma, che nel novembre del 2002 gli conferì la laurea alla memoria.

So che una mia interpretazione non lascerà ma tutti soddisfatti, di regola. Non dirigo per  far  contenti tutti, dirigo per proporre delle scelte. L’analisi mi serve per capire, per ampliare, per entrare nel processo compositivo. Poi, scelgo. Non credo d’essere un direttore di quelli che fanno sentire passo a passo il peso dell’analisi
Giuseppe Sinopoli


L’Orchestra Sinfonica e il Coro di Torino della Rai
Preceduta da ensemble non stabili, l’Orchestra di Torino dell’EIAR nacque dopo aver assorbito il complesso di Milano. La programmazione iniziò nel 1932, ma la prima stagione regolare fu quella del 1933, inaugurata il 6 gennaio da Ottorino Respighi nelle vesti sia di direttore, sia di compositore. I primi responsabili artistici, che si spartirono gli oneri e gli onori di ricchissimi cartelloni, furono tre: Ugo Tansini, specialista del repertorio operistico, Arrigo Pedrollo, compositore, dotato di un forte bagaglio professionale nazionale e internazionale, e Alceo Toni, convinto sostenitore del potere educativo della radio.

Fin dagli esordi, tra i direttori ospiti figurarono personalità d’indiscusso prestigio: Richard Strauss, Igor Stravinsky, Victor De Sabata, Otto Klemper, Hermann Schrerchen. In seguito, Igor Markevitch, Wilhelm Furtwängler, Georges Prêtre, Bruno Maderna, Herbert von Karajan, Sergiu Celibidache, Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli. Nel 1946, sul podio dell’orchestra sabauda salì l’uomo che l’avrebbe forgiata per oltre venti anni: Mario Rossi, allievo di Respighi e pupillo di Arturo Toscanini. Per il coro, alter ego di Rossi fu Ruggero Maghini, direttore dal 1950.

Rossi rivelò immediatamente una particolare sensibilità nei confronti della musica contemporanea. Il concerto d’esordio comprendeva, oltre alla Sinfonia n. 2 di Beethoven, opere di Maurice Ravel e di Manuel de Falla. Poco dopo, diresse il Magnificat di Petrassi e la Sinfonia n. 4 di Gustav Mahler; nel 1948, portò per la prima volta in Italia il Concerto n. 3 per pianoforte di Béla Bartók e, poi, Gian Francesco Malipiero e Luigi Cortese. Nel 1952, Rossi fu insignito del “Premio Arnold Schönberg” proprio per la sua attività al servizio della nuova musica. Nel 1960, arrivò, invece, all’orchestra e al coro, il “Premio Viotti d’Oro” per le memorabili tournée (fin dal 1947) in Inghilterra, Belgio, Svizzera, Francia, Polonia, Germania, Austria.

Coi propri professori il Maestro instaurò un legame solido, sia professionalmente che affettivamente. Una relazione ben rappresentata in un articolo del “Radiocorriere” del 1969, pubblicato a pochi mesi dal congedo di Mario Rossi:

Il Maestro Rossi parla con entusiasmo dei suoi professori quasi fossero suoi figli. Da ogni frase del maestro si avverte l’amore che li unisce e si capiscono presto i motivi fondamentali della omogeneità, dello spirito di corpo, della fedeltà di questi musicisti che a Torino, davanti ai microfoni della radio e della televisione, si sono formati nel corso degli anni una sensibilità per così dire familiare, sempre affiatati, in un’atmosfera di cameratismo
Luigi Fait, critico musicale