Laptop music
I collage sonori di Økapi
Li chiamano EDI, Electronic Digital Instrument, e hanno in modo inconfutabile giocato un ruolo centrale in molta della musica che viene prodotta oggi. Generi come l'hip-hop, l'Intelligent Dance Music, l'elettronica moderna, la dubstep e tanti altri ancora, non sarebbero potuti esistere senza l'utilizzo decisivo della tecnologia informatica.
In una delle più importanti istituzioni didattiche musicali statunitensi, il Berklee College of Music di Boston, a partire da quest'anno accademico, i computer sono considerati dei veri e propri strumenti musicali.
Nata dai primi esperimenti dell’ingegnere elettronico e violinista Max Matthews negli anni 60, passata per le teorizzazioni di compositori all'avanguardia come Pierre Boulez (che nel 1981 comincia Répons, sinfonia aperta per sistema digitale, 6 solisti e orchestra), finita sulle raffinitissime consolle di John Oswald (inventore del termine plunderphonics, "saccheggiofonia", ovvero la tecnica di fare musica ricavandola da dischi pubblicati), la computer music si è sviluppata in una solida disciplina.
Come fu per il pianoforte nel XIX secolo, così nel nuovo millennio i sistemi informatici e gli hardware che li supportano sono assurti a strumenti musicali di riferimento.
Compositore, dj e "collagista musicale" (come ama definirsi), Filippo Paolini, in arte Økapi, si pone in questa scia.
Økapi, al secolo Filippo Edgardo Paolini, è un collagista musicale italiano, plagiarista mago del campionamento sonoro ed esponente della plunderfonia. Dalla cultura onnivora, Økapi taglia e sminuzza frasi e virgole musicali, si appropria con la stessa disinvoltura di unità sonore di musica colta e non (andando a stanare prelibatezze per le orecchie), per comporre in elettronica ciò che prima non c'era. Ecologista si potrebbe dire, Økapi non ha mai generato un suono, ma ha orchestrato brani che si contraddistinguono per la stratificazione intertestuale, la raffinata ironia e la leggerezza sinfonica. Le sue composizioni trattengono l'aura che è della sua vita e del suo nome: Økapi è l'animale un po' zebra, un po' giraffa, per eccellenza “collage” zoomorfo; gli album di Økapi tendono a non collocarsi in classi uniche di genere; e lo stesso Filippo Paolini è un maquillage di tante vite: madre spagnola e padre tunisino, nasce a Versailles e trascorre l' infanzia alle Bermuda, unico bambino bianco dell'isola. L'approdo in Italia avviene solo nell'adolescenza, nella campagna marchigiana. Di provinciale, insomma, non c'è nulla. E, si direbbe, nemmeno di italiano: non è un caso che il suo nome sia più conosciuto all'estero che nel bel paese.
Nei primi anni Novanta, una volta arrivato a Roma, Økapi inizia a suonare con vinili e giradischi, influenzato dalla nuova scena musicale di plagiaristi e dj radicali, mantenendo l’approccio classico “acusmatico” della musica concreta ed elettroacustica. Nel 1992 crea una piccola edizione pirata chiamata Slap-press, tutt'ora viva online, e diventa membro attivo del M.a.c.o.s. Nel 1997 fonda il duo Metaxu. Il primo lavoro gli viene commissionato per un evento radiofonico di Phonurgia Nova di Arles (Francia). Nel corso degli anni partecipa ad alcuni incontri di improvvisazione suonando con musicisti quali Zu, Peter Brotzmann, Mike Patton, Matt Gustafson, Geoff Leigh, Mike Cooper, Damo Suzuki, Andy EX, Kawabata Makoto, Eugenio Colombo, Vittorino Curci, Niobe, Anna Clementi, Gianni Gebbia, Matt Bernardino Penazzi, Elio Martusciello, Pasquale Iannarella, Roy Paci…
Økapi ha composto musica per il teatro (Festival di teatro Di Gubbio, Festival di Ostia Antica), per il cinema (Cover boy di Carmine Amoroso, Tre donne morali di Marcello Garofalo e numerosi cortometraggi) e suonato spesso con il gruppo JazzCore Zu. Ha collaborato con il collettivo audiovisivo Cane Capovolto e con il trio francese Metamkine. Ha sempre amato affiancare ai progetti extra-colti, performances e dj-set di acrobatico mash-up, nei contesti dance più underground. Nel 2000 fonda il trio Dogon con Massimo Martusciello e Massimo Pupillo. Økapi partecipa alla Biennale di Venezia, a Controindicazioni, RingRing b92 Around the World, Biennale artisti d'Europa e del Mediterraneo e Musica 90 (Torino) . Sempre nel 2000 suona con il dj radicale americano Christian Marclay per una performance trasmessa da Radio Rai. Con i Metaxu suona all’Off-ICMC festival di Berlino.
Nel 2009 riceve il premio di miglior musicista italiano di musica elettronica al concorso “Insound”. L'anno prima, per il doppio vinile Love him, prodotto da KLM e Sonic Belligeranza, compare per la prima volta in copertina anche il nome di “Aldo Kapi” e della sua orchestra. Aldo Kapi è l'eteronimo di Økapi. È il musicista del Tagikistan di cui Økapi immagina di riscoprire e interpretare le partiture e che Filippo Paolini, web designer in borghese, dota, con un colpo di genio narrativo, di un dettagliatissimo e studiatissimo falso profilo che resiste su wikipedia per diverso tempo (con varie tesi di laurea richieste). Con Opera riparata, concepita da un progetto teorizzato ma non portato a compimento da Bruno Munari, Økapi incontra a pieno petto i linguaggi dell'opera lirica, realizzando 40 remix da 1 minuto e 11 secondi delle più famose arie. Fratello di questo album sarà, cinque anni dopo, nel 2017, Pardonne-moi, Olivier! 16 oiseaux pour Olivier Messiaen, una libera riscrittura orchestrale della musicografia del compositore francese, sulla scorta della sua passione per le trascrizioni dei suoni degli uccelli. Per questi due progetti collabora con il visual artist Simone Memè.
Nel 2015 nasce il trio impro K-Mundi (Økapi/Adriano Lanzi/Marco Ariano).
In una delle più importanti istituzioni didattiche musicali statunitensi, il Berklee College of Music di Boston, a partire da quest'anno accademico, i computer sono considerati dei veri e propri strumenti musicali.
Nata dai primi esperimenti dell’ingegnere elettronico e violinista Max Matthews negli anni 60, passata per le teorizzazioni di compositori all'avanguardia come Pierre Boulez (che nel 1981 comincia Répons, sinfonia aperta per sistema digitale, 6 solisti e orchestra), finita sulle raffinitissime consolle di John Oswald (inventore del termine plunderphonics, "saccheggiofonia", ovvero la tecnica di fare musica ricavandola da dischi pubblicati), la computer music si è sviluppata in una solida disciplina.
Come fu per il pianoforte nel XIX secolo, così nel nuovo millennio i sistemi informatici e gli hardware che li supportano sono assurti a strumenti musicali di riferimento.
Compositore, dj e "collagista musicale" (come ama definirsi), Filippo Paolini, in arte Økapi, si pone in questa scia.
Ascolto di tutto, qualsiasi fonte sonora è un pretesto per essere ritagliato e collezionato. Il computer mi permette di archiviare, lavorare e assemblare tutti questi suoni: è la mia sterminata orchestra virtuale! Quando compongo sono come un ragzzino coi Lego che rovescia la scatola e prende un po' di pezzi a caso per ricomporli in qualcosa di completamente nuovo.
Økapi, al secolo Filippo Edgardo Paolini, è un collagista musicale italiano, plagiarista mago del campionamento sonoro ed esponente della plunderfonia. Dalla cultura onnivora, Økapi taglia e sminuzza frasi e virgole musicali, si appropria con la stessa disinvoltura di unità sonore di musica colta e non (andando a stanare prelibatezze per le orecchie), per comporre in elettronica ciò che prima non c'era. Ecologista si potrebbe dire, Økapi non ha mai generato un suono, ma ha orchestrato brani che si contraddistinguono per la stratificazione intertestuale, la raffinata ironia e la leggerezza sinfonica. Le sue composizioni trattengono l'aura che è della sua vita e del suo nome: Økapi è l'animale un po' zebra, un po' giraffa, per eccellenza “collage” zoomorfo; gli album di Økapi tendono a non collocarsi in classi uniche di genere; e lo stesso Filippo Paolini è un maquillage di tante vite: madre spagnola e padre tunisino, nasce a Versailles e trascorre l' infanzia alle Bermuda, unico bambino bianco dell'isola. L'approdo in Italia avviene solo nell'adolescenza, nella campagna marchigiana. Di provinciale, insomma, non c'è nulla. E, si direbbe, nemmeno di italiano: non è un caso che il suo nome sia più conosciuto all'estero che nel bel paese.
Nei primi anni Novanta, una volta arrivato a Roma, Økapi inizia a suonare con vinili e giradischi, influenzato dalla nuova scena musicale di plagiaristi e dj radicali, mantenendo l’approccio classico “acusmatico” della musica concreta ed elettroacustica. Nel 1992 crea una piccola edizione pirata chiamata Slap-press, tutt'ora viva online, e diventa membro attivo del M.a.c.o.s. Nel 1997 fonda il duo Metaxu. Il primo lavoro gli viene commissionato per un evento radiofonico di Phonurgia Nova di Arles (Francia). Nel corso degli anni partecipa ad alcuni incontri di improvvisazione suonando con musicisti quali Zu, Peter Brotzmann, Mike Patton, Matt Gustafson, Geoff Leigh, Mike Cooper, Damo Suzuki, Andy EX, Kawabata Makoto, Eugenio Colombo, Vittorino Curci, Niobe, Anna Clementi, Gianni Gebbia, Matt Bernardino Penazzi, Elio Martusciello, Pasquale Iannarella, Roy Paci…
Økapi ha composto musica per il teatro (Festival di teatro Di Gubbio, Festival di Ostia Antica), per il cinema (Cover boy di Carmine Amoroso, Tre donne morali di Marcello Garofalo e numerosi cortometraggi) e suonato spesso con il gruppo JazzCore Zu. Ha collaborato con il collettivo audiovisivo Cane Capovolto e con il trio francese Metamkine. Ha sempre amato affiancare ai progetti extra-colti, performances e dj-set di acrobatico mash-up, nei contesti dance più underground. Nel 2000 fonda il trio Dogon con Massimo Martusciello e Massimo Pupillo. Økapi partecipa alla Biennale di Venezia, a Controindicazioni, RingRing b92 Around the World, Biennale artisti d'Europa e del Mediterraneo e Musica 90 (Torino) . Sempre nel 2000 suona con il dj radicale americano Christian Marclay per una performance trasmessa da Radio Rai. Con i Metaxu suona all’Off-ICMC festival di Berlino.
Nel 2009 riceve il premio di miglior musicista italiano di musica elettronica al concorso “Insound”. L'anno prima, per il doppio vinile Love him, prodotto da KLM e Sonic Belligeranza, compare per la prima volta in copertina anche il nome di “Aldo Kapi” e della sua orchestra. Aldo Kapi è l'eteronimo di Økapi. È il musicista del Tagikistan di cui Økapi immagina di riscoprire e interpretare le partiture e che Filippo Paolini, web designer in borghese, dota, con un colpo di genio narrativo, di un dettagliatissimo e studiatissimo falso profilo che resiste su wikipedia per diverso tempo (con varie tesi di laurea richieste). Con Opera riparata, concepita da un progetto teorizzato ma non portato a compimento da Bruno Munari, Økapi incontra a pieno petto i linguaggi dell'opera lirica, realizzando 40 remix da 1 minuto e 11 secondi delle più famose arie. Fratello di questo album sarà, cinque anni dopo, nel 2017, Pardonne-moi, Olivier! 16 oiseaux pour Olivier Messiaen, una libera riscrittura orchestrale della musicografia del compositore francese, sulla scorta della sua passione per le trascrizioni dei suoni degli uccelli. Per questi due progetti collabora con il visual artist Simone Memè.
Nel 2015 nasce il trio impro K-Mundi (Økapi/Adriano Lanzi/Marco Ariano).