Il violino "cantante" di Giuseppe Tartini

L'8 aprile 1692 nasceva il grande violinista e compositore

“Spericolata”, sarebbe stata definita in altri tempi la vita di Giuseppe Tartini. Nato a Pirano d’Istria l’8 aprile 1692, destinato dai genitori a una carriera ecclesiastica, è proprio nel Collegio dei Padri delle Scuole Pie di Capodistria che apprende i primi rudimenti nel violino. Spirito ribelle, deciso a non proseguire negli studi religiosi, viene avviato a quelli giuridici ai quali, però, preferisce, oltre che il violino, la spada, fino a diventare uno dei migliori spadaccini di Padova, dove si era trasferito.

Appena diciottenne, sposa in segreto Elisabetta Premazore, suscitando l’ira dei propri genitori e, soprattutto, quella del Cardinale e arcivescovo di Padova, zio di Elisabetta, che costringe la nipote in un convento e lui a una fuga rocambolesca. Nel corso del suo peregrinare in cerca di un luogo sicuro in cui fermarsi, il giovane Giuseppe approda ad Assisi dove trova rifugio presso un proprio parente, padre francescano, che asseconda il suo interesse per lo studio del violino.

È il 1714 quando, stemperatasi la collera dei genitori e quella del Cardinale, Tartini può fare ritorno in Veneto e riabbracciare la moglie. Intanto, la sua tecnica violinistica ha fatto molti progressi e quella del musicista è diventata la sua professione, fino a farlo nominare, nel 1721, “primo violino e capo di concerto” presso la Basilica di Sant’ Antonio da Padova.

Nel 1723, Giuseppe Tartini viene invitato a Praga per suonare in occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione di Carlo VI re di Boemia. Vi si fermerà per tre anni, per poi tornare in Italia. Nel 1728 è a Parma, nel 1730 a Bologna, poi a Camerino (1735), a Ferrara (1739), ma è soprattutto a Venezia che si ferma per le attività concertistiche. 

Tartini si rivela anche un ottimo insegnante di violino, tanto da richiamare allievi da ogni parte d’Europa e che, una volta formatisi, diffonderanno i principi della scuola violinistica italiana in tutto il continente.

Le sue idee sulla pratica strumentale saranno raccolte (1740) nel volume Regole per arrivare a saper ben sonar il Violino, dato alle stampe, però, solamente nel 1771, un anno dopo la morte dell'autore, col titolo Traité des agréments de la musique. Si tratta del primo manuale dedicato esclusivamente all’esecuzione degli abbellimenti, nei cui confronti sarà debitore il celebre trattato di Leopold Mozart sul violino, Versuch einer gründlichen Violinschule, del 1787.

Alla base della tecnica violinistica Tartini poneva l'assoluta padronanza dell'arco, al fine di far cantare lo strumento come una voce e di rendere espressiva al massimo la melodia
Mauro Mariani, musicologo

L’attività teorica di Tartini, però, non si limita a questi scritti. I suoi interessi si orienteranno, infatti, sempre più verso la riflessione teorica, che troverà il proprio culmine prima nel Trattato di Musica secondo la vera scienza dell’armonia, pubblicato nel 1754, poi, nel De’ principj dell’Armonia musicale contenuta nel diatonico genere.

L’attività di composizione di Giuseppe Tartini conta oltre centotrenta concerti per violino e pochi altri per violoncello, viola da gamba e flauto.

La classificazione cronologica delle sue opere si è sempre rivelata complessa poiché Tartini rifuggiva dal datare i propri manoscritti. Il musicologo greco Minos Dunias (1900-1962) propose una catalogazione in base a criteri stilistici, distinguendo un primo periodo nel quale il modello compositivo è ispirato a quello di Arcangelo Corelli (1653–1713), in particolare per una spiccata difformità tra “solo” (di taglio sempre molto spettacolare) e “tutti”.

Sempre secondo Dunias, attorno al 1730, sembrerebbero delinearsi tratti più spiccatamente personali dai quali emergerebbero temi che rivelerebbero più compitamente la fantasia creativa di Tartini.

L’ultima fase compositiva, il cui inizio fu individuato dal musicologo greco attorno al 1750, sarebbe quella numericamente meno importante e orientata verso i caratteri dello stile cosiddetto “preclassico”.

Giuseppe Tartini muore nel 1770 per le complicanze di una cancrena a una gamba.

Tartini […] era un grande maestro e avrei desiderato molto sentirlo suonare così come poter conversare con lui. Visitai la strada e la casa dove aveva vissuto, la chiesa e la tomba dove era stato sepolto; volli vedere il suo busto, il suo successore, il suo esecutore testamentario, ogni cosa, anche insignificante e banale, che potesse illuminarmi sulla sua vita e sul suo carattere. Mi interessai a tutto ciò con lo zelo del pellegrino alla Mecca
Charles Burney, Viaggio musicale in Italia, 1770

La clip proposta è tratta dal programma Piccola storia della musica. Nel corso della sedicesima puntata, Il Settecento strumentale: gli archi, trasmessa da Rai 3 il 12 ottobre 1984, il musicologo Enzo Restagno e il violinista Gianni Guglielmo parlano di Giuseppe Tartini del quale, al termine della conversazione, Guglielmo esegue due tempi da una sonata per violino solo.