I primi cento giorni di Papa Giovanni XXIII

I primi cento giorni di Papa Giovanni XXIII

28 ottobre 1958. L'elezione di Angelo Roncalli

I primi cento giorni di Papa Giovanni XXIII

Martedì 28 ottobre 1958, i commentatori, i vaticanisti e i fedeli riuniti in Piazza San Pietro, rimangono sorpresi nello scoprire che il 261° Sommo pontefice è il patriarca di Venezia, Angelo Roncalli.

Sarà un Papa di transizione si disse subito; un papa che lascerà decantare la chiesa dopo il difficile pontificato di Pio XII; è anziano, bonario, moderatamente conservatore.  Un “ponte”, in attesa che all’interno del collegio cardinalizio emerga un nuovo candidato forte.

La valutazione, si rivelerà del tutto errata.

Il suo pontificato durerà solo quattro anni, sette mesi e sei giorni. Gli basteranno per rivoluzionare la chiesa e lasciare un segno indelebile nella storia.

Il suo discorso d’incoronazione, pur in una cornice tradizionale,  propone un messaggio totalmente nuovo:

C’è chi aspetta nel pontefice l’uomo di stato, il diplomatico,… a noi sta a cuore il compito di pastore di tutto il gregge. Le altre qualità umane, la scienza, l’accorgimento e il tatto diplomatico, sono di completamento per il pontificato, ma in nessun modo possono sostituirlo”.


E’ l’enunciazione del primato della pastorale sulla cultura, della pietà sulla dottrina della sapienza sulla scienza.

Apre il suo pontificato con alcune nomine. E’ un profondo conoscitore dei meccanismi diplomatici della Santa Sede poiché è stato nunzio apostolico in Bulgaria, Turchia e Francia. Nomina, senza indugio, monsignor Domenico Tardini nuovo Segretario di Stato, carica che era rimasta vacante dal 1944. Dimostrando un inaspettato decisionismo, due mesi più tardi, il 15 dicembre, integra il collegio cardinalizio creando 23 nuovi cardinali elevando il plenum del sacro collegio a 75 cardinali. Nessun pontefice aveva mai superato il numero di 70 cardinali fissato nel 1586 da Sisto V.  Tra i nuovi porporati c’è l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, il primo cardinale di colore, l’africano Lauream Rugambwa, e lo stesso Tardini.

Nei concistori successivi, cambierà il collegio cardinalizio aprendolo per la prima volta a una dimensione internazionale. Nominerà il primo cardinale giapponese, Peter Tatsuo Doi e il primo cardinale filippino, Rufino Jiao Santos.

Ma l’atto destinato a cambiare per sempre la storia della Chiesa, lo compie tre mesi dopo la sua elezione.

Il 25 gennaio 1959, nel corso di una cerimonia alla basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, annuncia la convocazione di un Concilio Ecumenico, con l’intenzione di “aggiornare” gli insegnamenti della Chiesa.

Dichiara:

Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale.”

In realtà, l’idea di un Concilio che riunisse tutti i vescovi della Chiesa cattolica, era già circolata nel corso del pontificato precedente, ma era stata soffocata dalla Curia Romana, sempre spaventata quando si delineano all’orizzonte cambiamenti e modifiche all’ordine secolare della Chiesa.

Ma Giovanni XXIII è tipo deciso. Non si lascia influenzare dai dubbi che lo circondano, e va dritto sul suo obiettivo. Mette in moto una complessa macchina organizzativa e avvia una fase di consultazione, inviando duemila e ottocento lettere indirizzate a tutti i vescovi del mondo.

Il Segretario di Stato Tardini, impiegherà tre giorni a firmarle tutte.
L’aspetto lento, bonario e dimesso del nuovo papa contrasta con la sua attività quasi febbrile. Nei suoi primi tre mesi trova anche il tempo di recarsi al Bambin Gesù dove, carico di giocattoli, viene scambiato da un bambino per babbo Natale, e nel carcere di Regina Coeli. Dopo una iniziale freddezza, raccoglie una vera e propria ovazione da parte dei reclusi. Piccoli atti che non innovano la teologia della Chiesa, ma cambiano in maniera definitiva il modo di presentarsi al mondo da parte dei pontefici. Un modo che i suoi successori dovranno tener presente. In cento giorni il papa di transizione, ha già fatto transitare la chiesa nel nuovo millennio.