Eugenio Capozzi. Dal 'compromesso storico' al pentapartito
Piero Craveri. Gli studi storici
La riflessione storiografica di Piero Craveri è molto attenta ai rapporti tra classe politica e istituzioni e tra politica, società ed economia. La sua opera più importante sulla storia dell’Italia repubblicana è l’ultimo volume della Storia d’Italia della Utet, pubblicato nel 1995, che è una grande autobiografia di Craveri e una grande biografia dell’Italia repubblicana scritta attraverso la propria autobiografia, come lo sono tutti i libri dei grandi storici.
Per Craveri l’Italia del Secondo dopoguerra si è andata ad inserire nei grandi processi di modernizzazione, che coinvolgevano l’intero occidente, a partire da una condizione di strutturale debolezza, resa bene dall’espressione di Giuseppe Galasso “Italia nazione difficile”.
L’Italia entra a pieno titolo nei grandi processi di modernizzazione dell’occidente, ma lo fa con particolare fatica. Craveri, che da liberal progressista e fautore dell’economia mista, considera come naturale l’evoluzione degli equilibri politici in Italia dal centrismo al centrosinistra e vede nel centrosinistra la grande occasione per consolidare la modernizzazione italiana, deve registrare nelle sue opere il fallimento di quella possibilità, perché quando il centrosinistra diventa una maggioranza vera e propria si risolve nella stagnazione e in quella che lui ritiene la tendenza inesorabile del potere politico italiano al particolarismo.
Con il Sessantotto durissimi conflitti riattivano e rendono più pericolose le tendenze dell’estremismo nel paese, la violenza diffusa e il terrorismo. In questa situazione Aldo Moro, assecondato in parte da Enrico Berlinguer, propone una maggioranza di solidarietà nazionale per affrontare l’emergenza e il il terrorismo. Un progetto che sconta una impossibilità di formare una vera coalizione, a causa della profonda costitutiva ambiguità del Partito comunista, che, sempre con un piede nell’occidente e un altro piede fuori, quando comincia a venire meno il modello sovietico, si rifugia in una comoda posizione di moralismo politico: la diversità, la questione morale, quello che poi diventerà il nucleo centrale della sinistra italiana.
La società italiana, nel frattempo, si è sempre più allontanata dal sistema dei partiti ed è sempre più insoddisfatta. Il pentapartito, che poteva essere l’ultima occasione di salvare in extremis e nello stesso tempo le esigenze di modernizzazione della società e del sistema politico, fallisce. Craxi, che aveva posto il problema di una riforma radicale delle istituzioni e della politica, non riesce a portarla avanti, e così la cosiddetta prima Repubblica crolla nel 1993 sotto i colpi dell’inchiesta di Tangentopoli.
Eugenio Capozzi è professore ordinario di storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa". E' membro del consiglio scientifico della rivista "Ventunesimo Secolo" e della redazione della rivista "Ricerche di Storia Politica". E' membro del comitato direttivo della Fondazione Craxi di Roma e del comitato scientifico della Scuola di Giornalismo "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Fa parte del collegio dei docenti del dottorato di ricerca in Politics: History, Theory, Science. Tra le sue principali pubblicazioni: L’alternativa atlantica. I modelli costituzionali anglosassoni nella cultura politica italiana del secondo dopoguerra (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003); Il sogno di una costituzione. Giuseppe Maranini e l’Italia del Novecento(Bologna, Il Mulino, 2008); Partitocrazia. Il “regime” italiano e i suoi critici (Napoli, Guida, 2009); Le mura della libertà. Dal costituzionalismo all'universalismo liberaldemocratico (Napoli, Editoriale Scientifica, 2011; Innocenti evasioni. Uso e abuso politico della musica pop (1954-1980) (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2013); Storia dell'Italia moderata. Destre, centro, anti-ideologia, antipolitica nel secondo dopoguerra (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2016).