L'Abbazia del Boschetto

La Chiesa delle Tombe dei Dogi

Situata nel cuore della Val Polcevera, appartata dal centro storico cittadino, l’Abbazia del Boschetto rappresenta uno dei luoghi più significativi per la storia e la cultura di Genova 

Parti del complesso dell'Abbazia del Boschetto, infatti, nel corso dei secoli fu finanziato e preso in giuspatronato dalle principali famiglie genovesi e in molti casi, gli esponenti più ricchi dell’aristocrazia scelsero proprio questa chiesa come luogo di sepoltura. 



L’edificio venne costruito a partire dal 1311 su commissione di Magnone Grimaldi che fece edificare una cappella, a navata singola, con un’originale struttura gotica.
Dopo essere stata ceduta ai Padri Benedettini ed essere divenuto punto di appoggio per i commercianti e i viandanti che dal porto di Genova si dirigevano verso il Nord Italia passando per l’antica Via Postumia, tra il Quattro e Cinquecento, la chiesa venne ampliata con la creazione di due chiostri e il complesso venne intitolato a San Nicolò.
Il chiostro grande possiede ancora oggi interessanti elementi artistici. Le raffinate colonne del porticato creano un ambiente slanciato che sembra riprendere il modello architettonico della scuola toscana, mentre le pareti sono decorate con affreschi dedicati alle vicende dei principali santi legati all’ordine benedettino, seguendo l’esempio delle decorazioni di alcune grandi certose italiane come quella di Pavia. Il chiostro piccolo, meno interessante dal punto di vista artistico, aveva invece la funzione primaria di essere il punto di ospitaggio dei pellegrini.



Il cuore dell’Abbazia è senza dubbio la chiesa alla quale si accede dal chiostro grande. L’originaria cappella gotica venne allargata nel Seicento con l’affiancamento di due navate laterali che custodiscono le cappelle delle famiglie Doria, Spinola e Pinelli. Nel pavimento delle navate sono scolpite pregevoli lapidi sepolcrali che testimoniano l’importanza del luogo per la scultura quattro e cinquecentesca ligure. Tra queste, spicca per bellezza la tomba di Paolo Doria nella cappella di destra della navata sinistra della chiesa. Intorno allo stemma araldico della famiglia si muove una serie di putti realizzata probabilmente dalla famiglia Gagini che fu una delle prime scuole scultoree a mettere in relazione l’arte genovese con quella del nord Italia.

Nel corso del Cinquecento, prima della modifica architettonica della città con la creazione di Strada Nuova e del sistema dei Palazzi dei Rolli, la chiesa del Boschetto era uno dei centri culturali più importanti di Genova 

Questo è testimoniato anche dal fatto che, nel 1502, il re di Francia Luigi XII scelse proprio questo luogo come punto di arrivo del suo viaggio in città. Nei primi decenni del Cinquecento, l’impianto dell’edificio venne arricchito dalla decorazione ad affresco della cappella di Santa Maria Vergine dove, Giovanni Cambiaso, reinterpretò lo stile raffaellesco andando a descrivere la Discesa del Padreterno con intorno Sibille e Profeti. In questo affresco l’artista anticipa lo stile che utilizzerà insieme al celebre figlio Luca per le decorazioni del Palazzo Doria Spinola a Genova. Ma la stessa cappella aveva soprattutto la funzione di ospitare al suo interno le straordinarie tele raffiguranti Scene della Passione di Cristo, tessute in tela jeans e oggi conservate all’interno del Museo Diocesano di Genova.

Queste opere sono una preziosissima testimonianza che mostra un’eccezionale fusione di arte figurativa e abilità manifatturiera

Il complesso del Boschetto, originariamente circondato da maestose ville nobiliari, nel corso del Settecento iniziò a perdere la sua importanza strategica all’interno del panorama culturale cittadino. Con l’Ottocento e l’industrializzazione della Val Polcevera, l’Abbazia venne sostanzialmente tagliata fuori dagli itinerari commerciali, perdendo quel ruolo predominante che aveva avuto sino al 1650. 
Nel corso del Novecento, l’Abbazia venne soppressa e solo a partire dagli anni Sessanta, grazie al prezioso aiuto della Piccola opera della Divina Provvidenza che ha restaurato buona parte della struttura, si è iniziato un processo di recupero del sito andando a conservare e a riportare interesse sui tesori artistici qui contenuti.


Ideazione, contenuti e presentazione video Giacomo Montanari (storico dell'arte)
Cura dei testi Pietro Toso
Riprese, regia, montaggio video e fotografie Lorenzo Zeppa