Il primo "ricordo postumo" di Mario Sironi

Arti e Scienze, 1961

Il breve filmato qui proposto, tratto dalla celebre rubrica “Arti e Scienze” (Ricordo di Sironi), fu realizzato in occasione della morte di Mario Sironi (1885-1961), artista di origini sassarese attivo tra Roma e Milano, mancato nella calda estate del 13 agosto 1961. 

Per Sironi il dipingere era un atto di affermazione della volontà costruttiva dell’uomo; per lui l’operare era la conseguenza coerente di una visione dolorosa ed eroica della vita in un sentimento penetrante, fino al parossismo, del dramma umano
Ricordo di Sironi, 1961

Il servizio che presentava per lo più le “Periferie” dell’artista con parole dense di partecipazione, evitava di mostrare i grandi affreschi della stagione creativa anni Trenta, una chiara rimozione verso quel “secondo periodo” di un Sironi pienamente coinvolto nel fascismo.
Alla sua morte, nel 1961, Sironi era e lo sarà ancora per almeno una quarantina d’anni, un artista “scomodo” nel panorama culturale italiano dell’immediato Dopoguerra (Massimo Carrà commenta Sironi), una figura della quale “non si poteva” considerare a fondo l’anima a suo modo rivoluzionaria che aspirava a un “nuovo stile” monumentale tutto italiano (Sironi, un pittore "difficile"). 
Solo oggi la complessa figura di Sironi, classico ed arcaico nello stesso tempo, è stata rivalutata nella sua integrità di artista promotore dell’antica tradizione italiana (Sironi, artista moderno e arcaico), un sapere del quale  ripristinava non solo l'affresco, ma anche le tecniche decorative del mosaico (Agnol Domenico Pica racconta l’amico Sironi).
A grandi linee, il filmato attraversa la parabola artistica di Sironi: dal Futurismo, con elementi costruttivi di Cubismo, fino alla Metafisica e al “retorico” gruppo di Novecento, di cui si dice “geniale” esponente. 
Per le sue figure arcaiche e le desolate “Periferie” milanesi, l’artista era allora già considerato un "plasticatore e architetto", data la grandiosità espressa nei piccoli formati che, negli anni Trenta, acquisteranno volume e spazio monumentale nelle moltissime commesse pubbliche progettate accanto a professionisti come Giuseppe Terragni e Gio Ponti.

Dopo la morte di Sironi furono molte le mostre annunciate in suo ricordo e tra queste, anche la XXXI° Biennale di Venezia del 1962 

Tuttavia, fu la piccola antologica allestita alla Galleria del Vantaggio (Sironi, Galleria del Vantaggio, 5 ottobre 1961, Roma 1961), qui documentata e curata da “Arti e Scienze”, a costituire il primo omaggio postumo all’artista fatto a Roma, sua città di elezione. 
All’interno della Galleria, il giornalista Luciano Luisi introduce un’esposizione di circa trentaquattro opere, tra olii, tempere, disegni e guazzi, raccolte a documentare un’ampia stagione, dagli inizi futuristi del 1915, agli ultimi anni di attività intorno al ’49 circa.
La prima di una serie di interviste dello storico servizio fu dedicata al direttore del Vantaggio, lo scrittore e critico d'arte Giuseppe Sciortino che qui sottolinea la proprietà di alcuni Sironi esposti, assieme ad altre provenienti da collezioni private.  
In occasione della mostra, approdarono alla Galleria anche moltissimi amici di Sironi, personalità che le telecamere Rai non mancarono di inquadrare: tra i pittori vediamo Domenico Purificato, Gisberto Ceracchini, Riccardo Francalancia e tra i critici d’arte, Giacomo Etna, Franco Miele, Vito Apuleo, Virgilio Guzzi e Valerio Mariani, questi ultimi due, intervistati da Luisi. 

Interessante l’intervento di Guzzi che, con “lieta sorpresa”, sottolinea l’importanza di un “ricordo” di Sironi allestito anche con le ultime opere dell’artista, allora inedite al grande pubblico

Dipinte negli anni drammatici del Dopoguerra, quando l'artista affrontava il crollo degli ideali civili e politici, nonché il suicidio della giovane figlia, queste tele e disegni, materici e sfilacciati, tutt’altro che “solidi”, affermava Guzzi, “suscitano problemi non soltanto interessanti per l’attività di Sironi, ma per lo sviluppo dell'arte contemporanea”; un'allusione esplicita alla suggestione dell’Informale, allora in auge in Italia, che verrà ripresa e sviluppata dai futuri studiosi di Sironi.