Umberto Curi. Le parole della cura 

Medicina e filosofia 

Umberto Curi, intervistato nel marzo 2021, parla del suo saggio Le parole della cura. Medicina e filosofia, pubblicato nel 2017 da Cortina. 
Il libro nasce in seguito alla lettura di alcuni articoli pubblicati da grandi studiosi nel campo delle scienze biomediche, come il direttore di The Lancet che, in un editoriale del 2015, sottolineava il fatto che buona parte degli studi medici pubblicati sulle riviste specializzate potrebbe essere falsa. A conclusioni molto simili sono giunti anche altri illustri studiosi, che hanno concordemente sottolineato che, soprattutto quando le ricerche sono finanziate con fondi pubblici o privati, i risultati pubblicati sono parziali, insoddisfacenti, quando non dichiaratamente falsi. L’ipotesi è che gli obiettivi perseguiti dagli autori non fossero tanto di raggiungere risultati scientifici, ma di poter attingere ai finanziamenti per le ricerche. 

Il punto fondamentale è il riconoscimento che la medicina non è una scienza o almeno non lo è nel modo in cui parliamo di scienza in riferimento alle indagini di carattere fisico o biologico, ma piuttosto, come afferma lo storico della medicina Giorgio Cosmacini, una tecnica che si avvale di alcuni risultati rilevanti raggiunti da alcune discipline scientifiche.

Fino a che resterà al centro della medicina l’attività clinica, ossia la capacità di desumere dai sintomi un quadro diagnostico dal quale far derivare la prognosi sullo sviluppo della malattia, una dimensione pertanto irriducibilmente soggettiva, che allude alla medicina come arte, è inevitabile che anche i risultati dell’attività svolta dall’arte medica non potranno che essere approssimativi. 

È necessario evitare la sacralizzazione della medicina e non considerare i medici come depositari di una sorta di religione secolarizzata. Di fronte a questo quadro possiamo orientarci meglio se cerchiamo di chiarire il significato di alcune parole chiave che definiscono la medicina, come farmaco, terapia, salute, paziente, parole che circoscrivono un ambito e che rivelano una complessità sorprendente. 

Umberto Curi è professore emerito di Storia della filosofia presso l’Università di Padova e docente presso l’Università “Vita e salute” San Raffaele di Milano. È stato visiting professor presso numerosi atenei europei e americani. Nei suoi studi si è occupato della storia dei mutamenti scientifici per ricostruirne l’intima dinamica epistemologica e filosofica. Più di recente si è volto a uno studio della tradizione filosofica imperniato sulla relazione tra dolore e conoscenza e sui concetti di logos, amore, guerra e visione. Tra le sue pubblicazioni: La cognizione dell’amore. Eros e filosofia (Milano 1997); Polemos. Filosofia come guerra (Torino 2000); Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia (Milano 2000); Il farmaco della democrazia (Milano 2003); La forza dello sguardo (Torino 2004); Un filosofo al cinema (Milano 2006); Terrorismo e guerra infinita (Assisi 2007); Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche (Torino 2008); Miti d’amore. Filosofia dell’eros (Milano 2009); Straniero (Milano 2010); Via di qua. Imparare a morire (Torino 2011); Passione (Milano 2013); L'apparire del bello. Nascita di un'idea (Torino 2013); La porta stretta. Come diventare maggiorenni (Torino 2015); I figli di Ares. Guerra infinita e terrorismo (Roma 2016); La brama dell’avere (con S. Chialà, Trento 2016); Le parole della cura. Medicina e filosofia (Milano 2017); Veritas indaganda (Nocera Inferiore SA 2018); Il colore dell’inferno. La pena tra vendetta e giustizia (Torino 2019).