Vittorino Andreoli. Le conseguenza psicologiche della pandemia

Ritornare alle dinamiche tra i corpi

Nel video Vittorino Andreoli, intervistato nel giugno 2021, per la prima volta dall’inizio della pandemia, parla delle conseguenze psicologiche che hanno subito le persone e in particolare gli adolescenti. 
Si tratta della prima pandemia della storia umana, che ha procurato un trauma collettivo, colpendo un’umanità già malata che si reggeva su un precario equilibrio che è stato completamente scardinato e che ha sconvolto una delle caratteristiche principali dell’uomo ossia la socialità, mandando in crisi le relazioni umane, dall’amicizia all’amore. 
Sono scattati meccanismi difensivi, dall’ossessività di chi vedeva l’altro come un possibile untore, quindi come un nemico a chi arrivava alla negazione del pericolo. 

C’è stato un conflitto filosofico ed esistenziale tra la dimensione dell’essere e la dimensione economica ed è stato dimenticato l’umanesimo, cioè quell’insieme di principi che sono alla base del vivere insieme agli altri. 

L’adolescente è la figura che ha più sofferto in questo periodo, perché si trova in una fondamentale fase di metamorfosi, nella quale è necessario staccarsi dalla famiglia per poter così avvertire maggiormente l’importanza degli altri di pari età e per riuscire a collaborare con loro. Questo mondo è stato sconvolto, portando gli adolescenti ad isolarsi e a rifugiarsi nei mezzi di comunicazione di massa, trasformando quella che era la socialità dei corpi nella virtualità.
La socialità riversata su un mezzo che non è in grado di soddisfare i bisogni del corpo si spegneva, con i conseguenti problemi di depressione adolescenziale e con l'aumento dei suicidi. L’adolescenza ha bisogno di essere sostenuta non con le prediche ma con il fare. 

Sono stati modificati i teatri dell’esistenza, la famiglia, la scuola, la religione, con il lavoro spostato a casa, il cosiddetto "smart working", che è una modalità assurda, perché in famiglia bisogna respirare l’aria degli affetti, non vivere i problemi lavorativi, che finiscono per sconvolgere le famiglie stesse.
Lo stesso si può dire della scuola, perché se la didattica a distanza è stata un tentativo di affrontare l’emergenza, ora è necessario dimenticarla, perché non è scuola ed è auspicabile che si ritorni prima possibile alle dinamiche tra i corpi. 

Andreoli invita a non ascoltare le tante Cassandre che vanno dicendo che questa pandemia non avrà mai fine, perché si tratta di affermazioni che non si fondano sull’analisi della realtà. 

La medicina oggi deve diventare una medicina di comunità, che si occupa di tutta la comunità senza differenze e che rispetti l’uomo. Bisogna ritornare ai principi di Ippocrate, che ha scritto il codice di comportamento dei medici, ancora oggi letto, ma purtroppo non applicato.
 



Vittorino Andreoli è uno psichiatra italiano. Laureatosi in Medicina presso l'Università di Padova, ha condotto ricerche sperimentali sull’encefalo presso l'Istituto di farmacologia dell'Università di Milano, lavorando successivamente presso il Department of Biochemistry di Cambridge, il Cornell Medical College di New York e la Harvard University; tali ricerche gli hanno consentito di postulare una correlazione tra plasticità encefalica e comportamenti devianti e di stabilire l’estrema labilità dei confini tra normalità e patologia. Fulcro dei suoi studi è stato il tema della pazzia come forma adattativa modulata sulla base dei campi esperienziali individuali e delle influenze provenienti dall’ambiente esterno; contribuendo a spezzare l’assunto lombrosiano della malattia mentale come degenerazione delle funzioni cerebrali, Andreoli ne ha indagato anche il ruolo contestativo e gli aspetti creativi. Saggista prolifico e abile divulgatore, della sua vastissima produzione vanno citati almeno: Un secolo di follia (1991); Voglia di ammazzare: analisi di un desiderio (1996); Istruzioni per essere normali: comprendere le follie quotidiane per dare armonia alla propria vita (1999); I miei matti. Ricordi e storie di un medico della mente (2004); La vita digitale (2007); L'uomo di superficie (2012); nel 2013, I segreti della mente, il saggio Il Gesù di tutti e il romanzo La quarta sorella, in cui svolge in chiave narrativa i temi del disagio esistenziale che caratterizzano la sua produzione scientifica; L'educazione (im)possibile. Orientarsi in una società senza padri e Il corpo segreto, entrambi editi nel 2014; nel 2015, Ma siamo matti. Un Paese sospeso fra normalità e follia, lucida analisi dei mali privati e collettivi che affliggono l'Italia, e il romanzo L'uomo senza identità; tutti nel 2016, La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza, il testo autobiografico La mia corsa nel tempo. Romanzo di una vita e La nuova disciplina del benessere. Vivere il meglio possibile; nel 2017, La gioia di pensare. Elogio di un’arte dimenticata, Le forme della bellezza, I principi della nuova psichiatria e Uomini di Dio. Un'indagine sui preti e il sacro; nel 2018, Il silenzio delle pietre, Beata solitudine. Il potere del silenzio e Homo stupidus stupidus. L'agonia di una civiltà; nel 2019, Il rumore delle parole e L'uomo col cervello in tasca; nel 2020, Una certa età. Per una nuova idea della vecchiaia, Le sorgenti del sogno. Un viaggio nella psiche umana e Fare la pace; nel 2021, La famiglia digitale. Come la tecnologia ci sta cambiando e Baby gang. Il volto drammatico dell'adolescenza.