L'età dell'innocenza secondo Sara Antonelli

Il capolavoro di Edith Wharton e la critica dell'aristocrazia newyorchese

Uscito nel 1920, L’età dell’innocenza, vale alla sua autrice, Edith Wharton, l’anno seguente il premio Pulitzer. Sara Antonelli ci racconta come il romanzo, partito come un’”operazione nostalgia” per allontanare il ricordo della guerra si trasformi nella critica feroce di un mondo chiuso e convenzionale. Wharton, chiamata dai suoi amici “l’angelo della devastazione” e “l’aquila”, descrive l’aristocrazia immobiliare newyorchese come una tribù, schierata nell’espellere da sé l’elemento di disturbo. Newland Archer, innamorato della contessa Ellen Olenska, finisce per sposare la donna con cui è fidanzato, ha dei figli con lei, ma continua per tutta la vita a coltivare il sogno del suo amore impossibile. L’età dell’innocenza è stato magistralmente portato al cinema da Martin Scorsese e Sara Antonelli ci fa notare le analogie, anche formali, tra questo film e i suoi mafia movie: il regista si concentra sull’analisi di gruppi chiusi che si contrappongono al mondo esterno. L’incipit del romanzo:

Una sera di gennaio, verso l’anno 1870, Cristina Nilsson cantava nel Faust all’Accademia musicale di New York. A quell’epoca si cominciava già a parlare della costruzione, sempre in città ma in una zona lontana, oltre la Quarantanovesima Strada, di un nuovo Teatro dell’Opera, che avrebbe gareggiato con quelli delle grandi capitali europee per il suo costo e splendore; tuttavia il mondo elegante si accontentava ancora di riunirsi, ogni inverno, nei palchi rossi e d’oro un po’ logori della vecchia, accogliente Accademia. I conservatori l’avevano cara perché, piccola e scomoda com’era, non costituiva un richiamo per la “gente nuova” che New York cominciava a temere ma che continuava a sedurla; i sentimentali erano attaccati all’Accademia per i suoi ricordi storici, e gli amanti della musica per la sua eccellente acustica, qualità sempre assai problematica nelle sale costruite per audizioni musicali.

Edith Wharton nasce a New York il 24 gennaio 1862 e muore  a Saint-Brice (Francia) l'11 agosto 1937. Discendente di un'antica e ricca famiglia newyorchese, i Newbold-Jones, studia privatamente. Nel 1885 sposa il banchiere Edward Wharton, il quale già dopo pochi anni inizia a presentare i segni di gravi disturbi mentali. Il rapporto tra i due diventa una separazione di fatto; nel 1907 Wharton abbandona gli Stati Uniti, trasferendosi in Francia, dove resta fino alla morte. Divorzia nel 1913, mantenendo il cognome del marito. Pubblica una quarantina di volumi, tra romanzi, novelle, libri di viaggio e di critica. Il primo scritto importante è The Valley of Decision (voll. 2, 1902), romanzo storico che dimostra profonda conoscenza del Settecento italiano; seguono Italian Villas and their Gardens (1904) e Italian Backgrounds (1905). Altri romanzi  trattano la società di New York e d'Europa, che Wharton conosce bene: The House of Mirth (1905); The Fruit of the Tree (1907); Ethan Frome (1911); The Age of Innocence (1920). Raccolte di racconti: Human Nature (1933); The World Over (1936). Scene della guerra mondiale: Fighting France (1915); The Marne (1918); A Son at the Front (1923). Autobiografia: A Backward Glance (1934).

Sara Antonelli è Ricercatore in Lingue e Letterature Anglo-Americane presso l’Università di Roma Tre. Ha conseguito la Laurea in Lettere (1991), il Diploma della Scuola di specializzazione in traduzione letteraria (1996) e il Dottorato di ricerca (2000) presso l’Università di Roma La Sapienza. Ha inoltre conseguito un Diploma in American Studies presso Mount Holyoke College, Massachusetts, USA (1994), dove è stata “Fulbright Language Fellow”. La sua attività di ricerca si concentra principalmente sull’Ottocento, sul Modernismo e sulla cultura contemporanea, con una predilezione per la letteratura afro-americana, il romanzo, e i rapporti tra la letteratura e arti visive (fotografia e cinema). E' autrice di saggi e volumi di storia e critica letteraria, ha curato l’edizione italiana delle opere di F. Scott Fitzgerald per l’editore minimumfax, ha scritto di letteratura e cultura USA per il quotidiano l’Unità (2006-2014), collabora con il programma Wikiradio di RAI – Radio 3, ed è traduttrice di romanzi e racconti di autori statunitensi (Harriet Jacobs, Nathaniel Hawthorne, Louisa May Alcott, Sam Shepard, Edith Wharton). Ha curato due mostre fotografiche: Stieglitz e i fotografi di Camera Work (2002) e Freedom Fighters: i Kennedy e la battaglia per i diritti civili (2013). Nel 2010 e nel 2014 è stata Visiting Professor presso l’École Normale Supérieure di Lyon.