Mario Tobino: gli uomini non erano santi
La guerra in Libia e l'antifascimo
Mario Tobino ricostruisce la sua vita negli anni del fascismo e dell`impegno contro il regime. Studente di medicina a Pisa, chiede ed ottiene di trasferirsi a Bologna, dove incontra Giuseppe Raimondi, Cesare Brandi, Giorgio Morandi e dove si inserisce nel gruppo degli universitari antifascisti. Sono gli anni dal "clima orribile" descritto successivamente in Bandiera nera. Poi, racconta, dopo la laurea arriva la guerra e si arruola nell'esercito come ufficiale medico in Libia; l'esperienza sarà narrata nel Deserto della Libia. Al ritorno, nell’Italia del dopo 8 settembre, sono gli “anni bellissimi” dell'impegno nella lotta di Liberazione, descritti nel Clandestino. Più tardi arriveranno quelli della “disillusione”.
Fu un amore, amici,
che doveva finire;
credemmo che gli uomini fossero santi,
i cattivi uccisi da noi,
credemmo diventasse tutta festa e perdono,
le piante stormissero fanfare di verde,
la morte premio che brilla
come sul petto del bambino
la medaglia alle scuole elementari.
Con pena, con lunga ritrosia,
ci ricredemmo.
Rimane in noi il giglio di quell'amore.
Mario Tobino nasce il 16 gennaio 1910 a Viareggio. Nel 1936 si laurea in medicina all'Università di Bologna. Esordisce in letteratura nel 1934 con i versi Poesie per poi dedicarsi alla narrativa dal 1942 con il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti di La gelosia del marinaio. Dopo la sua esperienza in Libia, a seguito della seconda guerra mondiale, trae ispirazione per due romanzi: Il deserto della Libia e Il perduto amore. Da Il deserto della Libia nascono due differenti adattamenti cinematografici: Scemo di guerra di Dino Risi e Le rose del deserto di Mario Monicelli. Partecipa alla Resistenza contro il nazifascismo. Nel 1962 vince il premio Strega con Il clandestino e nel 1972 il Campiello con i racconti di Per le antiche scale. In questo periodo conosce la futura moglie, la sorella della scrittrice Natalia Ginzburg. È direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca. Pubblica il suo ultimo romanzo Il manicomio di Pechino nel 1990 e muore un anno dopo ad Agrigento, dove è andato a ritirare il Premio Luigi Pirandello.