Roberto Genovesi, Il ragazzo che liberò Auschwitz
Un giovane fotografo di fronte all'orrore
Nel romanzo Il ragazzo che liberò Auschwitz, pubblicato da Newton Compton, Roberto Genovesi immagina che Vadymir, un ucraino arruolato forzatamente nell’Armata rossa a sedici anni, racconti in prima persona la sua esperienza di fotografo di fronte all’apertura dei campi di sterminio. Dopo aver perso entrambi i genitori per mano dei tedeschi, Vady deve proteggere il fratellino e per questo entra nell’esercito russo, ma è mancino e non è capace di sparare, e trova protezione presso due fotografi, Sergej e Igor, che piano piano gli insegnano il mestiere da cui è affascinato. Nel lungo tragitto di avvicinamento ad Auschwitz perde la vita Igor e anche Sergej muore una volta arrivati alla meta; Vady ha ormai imparato a scattare fotografie e scopre in sé la forza di resistere al dolore di fronte allo scempio che si trova a documentare. Fotografa i superstiti distrutti dalla fame e dagli stenti, fotografa i forni crematori, fotografa i mucchi di capelli e di denti, tutto quello che ci è stato tramandato affinché non se ne perda la memoria. C’è una ragazza cha appare in molte sue foto: deciso a scoprire chi è, non abbandona il campo finché non la incontra e scopre la sua storia, che è quella di una testimone involontaria dello sterminio.
Roberto Genovesi, giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Dirigente RAI, ha collaborato con i più importanti periodici e quotidiani italiani. Insegna Teoria e Tecnica dei linguaggi interattivi e crossmediali in diverse università. Con la Newton Compton, oltre ai primi cinque volumi della saga della Legione occulta (La legione occulta dell’impero romano; Il comandante della Legione occulta; Il ritorno della Legione occulta. Il re dei Giudei, I due imperatori e I guardiani di Roma), ha pubblicato La mano sinistra di Satana, Il Templare nero, Il leone di Svevia, la trilogia La legione maledetta (Il generale dei dannati, La fortezza dei dannati e L’invasione dei dannati) e Il ragazzo che liberò Auschwitz. I suoi romanzi sono pubblicati anche in Spagna, Portogallo e Inghilterra.Aveva ragione Igor quando diceva che il grilletto di una macchina fotografica rende immortali. Ancora oggi, scorrendo le fotografie che sono rimaste nelle mie mani mi pare di essere lì in quel campo con il ricordo di una sensazione di dolore e impotenza che faceva a cazzotti con l’eccitazione dell’adrenalina. E mi vergogno ogni volta per aver provato quelle sensazioni contrastanti quando avrei dovuto solo chiudere gli occhi e pregare un qualunque dio di avere pietà di tutta quella sofferenza. Ma mi rendo anche conto che se non fossi stato lì a fotografare, come tutti i miei colleghi di allora, oggi molti non saprebbero ciò che è stato.