Nella Firenze del primo Quattrocento il linguaggio figurativo si rinnova profondamente: una nuova sensibilità tra devozione e rappresentazione prende forma e significato nei luoghi legati alla vita religiosa e assistenziale della città.
Nell'elaborazione di una visione estetica moderna spicca la figura del Beato Angelico (Guido di Piero, poi Fra Giovanni da Fiesole; Vicchio di Mugello, 1395 circa – Roma, 1455) inventore di un linguaggio che, partendo dall’eredità tardogotica, utilizza i principi della nascente arte rinascimentale creando dipinti famosi per la maestria nella prospettiva, nell’uso della luce e nel rapporto tra figure e spazio.
Angelico avviò a Fiesole una prolifica bottega che produceva pale d’altare non solo per la chiesa del suo convento ma anche per altre dell’ordine e per molti committenti esterni, sia laici sia religiosi. Conosciuto dopo la morte come Beato Angelico, il pittore dovette confrontarsi sul piano artistico con il grande Masaccio, scomparso prematuramente, del quale va considerato uno spirito artistico complementare. Angelico era inoltre in costante dialogo con gli altri grandi suoi contemporanei, Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia e Filippo Lippi.
"Il miracolo della pittura dell'Angelico è che mentre il tono è altissimo e la qualità impeccabile, poi sembra quasi alle soglie della pittura popolare, nel senso che riesce a ricondurre come alla schiettezza dell'infanzia. E invece non c'è proprio nulla di infantile, è pittura dotta, consumata, in certi casi quasi funambolica […] E' pittura che è tutta pittura, senza un grammo di scarto: è pittura che, fatta per devozione, non è mai devota, mai sentimentale."
Cesare Brandi, Il Convento di San Marco, 1983 (riedito in Terre d'Italia, 1991)
Una straordinaria occasione di studio del percorso artistico del Beato Angelico, dopo la storica esposizione del 1955 ideata per celebrare i cinquecento anni dalla morte dell'artista, è la rassegna monografica realizzata a Firenze presso le sedi del Museo di San Marco e di Palazzo Strozzi (26 settembre 2025 - 25 gennaio 2026 a cura di
Carl Brandon Strehlke con Stefano Casciu e Angelo Tartuferi). Un'esposizione che consente di conoscere in modo articolato la produzione, l’evoluzione stilistica e l’eredità artistica di Beato Angelico, nonché i suoi rapporti con protagonisti della cultura figurativa del tempo.
Il progetto è stata l'occasione anche per avviare un’articolata campagna di restauri e per riunificare e presentare in maniera innovativa, grazie ai prestiti di numerose istituzioni, complessi pittorici smembrati e dispersi da più di duecento anni in musei e collezioni di tutto il mondo.