Scrigno celato dalla crescita moderna di Roma, il Casino Giustiniani Massimo oggi rappresenta uno dei luoghi emblematici della storia secolare della città.
Lo storico dell’arte Michele di Monte (Funzionario presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini e Galleria Corsini), introduce il racconto focalizzando l’importanza storica del luogo, una villa edificata nel primo Seicento, in una delle stagioni più feconde della civiltà artistica romana. Appartenuto per quasi due secoli alla casata del marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637), importante collezionista di Caravaggio, nonché di moltissimi reperti greco-romani, nel 1802 il Casino fu venduto a Carlo Massimo (1766-1827), discendente di una delle famiglie più antiche di Roma.
L’aristocratico fece apportare importanti modifiche all’esterno dell’edificio, ma soprattutto all’interno dove, tra il 1817 il ‘29, dopo aver fatto ristrutturare tre ambienti affacciati sul giardino, commissionava a un gruppo di pittori tedeschi, la decorazione delle nuove stanze con scene tratte dalla Divina Commedia, dall’Orlando Furioso e dalla Gerusalemme Liberata.
La grande decorazione ad affresco con ritocco a tempera, oggi ancora splendidamente conservata, fu opera dei così detti “Nazareni”, artisti formati all’Accademia di Belle Arti di Vienna e Copenaghen che, nel 1809 si erano uniti nella “Lega di San Luca” sotto la guida di Johann Friedrich Overbeck (1789-1869) e Franz Pforr (1788-1812).
Importanti iniziatori della pittura romantica in Germania, preannunciata dal movimento dello Sturm und Drang, i Nazareni avevano formato una sorta di cenacolo su modello delle confraternite religiose con lo scopo di ricondurre l’arte “sulla via della verità” seguendo l’esempio degli antichi maestri, sia della grande tradizione pittorica italiana, sia tedesca.
La magrezza, i capelli lunghi e la dottrina ideologica che li caratterizzava valsero loro l'appellativo di Nazareni, in evidente allusione a Cristo. Contro l’ideologia laica illuminista e in antitesi al freddo Neoclassicismo, i Nazareni riaffermavano un ritorno al primo Cristianesimo e ad una spiritualità che trovava nella fede quella tensione verso l'infinito e l’irrazionale che caratterizzò il movimento Romantico.
La rivalutazione romantica del Medioevo cristiano fu alla base del loro rinnovamento artistico ispirato ai cosiddetti “primitivi”: Giotto, Masaccio, Beato Angelico, Signorelli e i grandi pittori del primo Rinascimento quali Perugino, Raffaello, Michelangelo, fino a Dürer e ai manieristi, nelle tre stanze del Casino Giustiniani Massimo rivivono suggestioni e precise citazioni di una grande cultura artistica. I Nazareni progettarono un’eccezionale e unica sintesi in immagine anche dell’intera civiltà letteraria italiana vista nel racconto dei suoi vertici di Dante, Ariosto e Tasso. Tra i pittori che parteciparono all’impresa: il capigruppo, Johann Friedrich Overbeck (1789–1869), Julius Schnorr von Carolsfeld (1794-1872), Anton Koch (1768-1839), Philipp Veit (1793-1877), e Joseph von Führich (1800- 1876).
INFO
Casino Giustiniani Massimo, Via Matteo Boiardo, n. 16 - Roma
Aperture: martedì e giovedì 09.00-12.00 e 16.00-18.00; domenica 10.00-12.00
Altri giorni solo previa prenotazione: telefono 06.70495651
APPROFONDIMENTI
Monica Minati, Il Casino Giustiniani Massimo al Laterano, Edizioni Terra Santa, 2014
LE FOTOGRAFIE DEGLI AFFRESCHI sono state gentilmente concesse da Roberto Sigismondi ©