Sala della Lupa

Montecitorio

Dal piano dell’Aula, attraverso due scaloni monumentali, si accede al secondo piano di palazzo Montecitorio. Ci troviamo nel Corridoio dei Busti, che unisce l’ala barocca dell’edificio a quella liberty, una lunga galleria disposta su tre lati intorno al cortile d’onore, in cui sono collocati i busti in marmo dei personaggi politici che hanno segnato maggiormente la storia del Parlamento italiano a partire dai protagonisti del Risorgimento. Sul Corridoio dei busti si affacciano le sale di alta rappresentanza della Camera dei deputati; tra queste la più conosciuta: la sala della Lupa.

La sala della Lupa è un grande salone rettangolare, pavimentato con marmi policromi e decorato con arazzi di gran pregio del Cinquecento fiorentino e fiamminghi. Sulla volta campeggia l’Allegoria di Roma, un affresco di Ignazio Perricci del 1884, che esalta il valore storico e politico della scelta di Roma capitale.

Nell’affresco è possibile leggere la famosa frase attribuita a Vittorio Emanuele II appena giunto nella capitale “A Roma ci siamo e vi resteremo”. Nelle due targhe in marmo sono ricordati due eventi storici che fanno di questa sala un luogo altamente simbolico della nostra democrazia. Qui il 10 giugno 1946 la Corte Suprema di cassazione proclamò i risultati del referendum del 2 giugno sulla forma istituzionale dello Stato: l’originale del verbale è ancora oggi esposto in una delle due teche poste accanto alla Lupa. Nella seconda teca è esposto uno dei tre originali della Costituzione italiana. Andando un po' più indietro nel tempo, come ricorda la seconda targa, in questa sala si riunirono, nel giugno del 1924, i deputati cosiddetti “aventiniani” che abbandonarono per protesta i lavori parlamentari a seguito della scomparsa del deputato socialista Giacomo Matteotti.