Giuseppe Girgenti. La vita di Pitagora
Le testimonianze storiche
La vita di Pitagora è per certi versi un enigma della storia della filosofia antica, perché i due filologi tedeschi Hermann Diels e Walther Kranz, che hanno raccolto i frammenti di tutti i presocratici in un volume che raccoglie novanta autori proprio per Pitagora hanno optato per una scelta minimale, trascurando tutte le testimonianze che ci vengono dalle tre vite di Pitagora pervenute, quella di Diogene Laerzio, quella di Porfirio e quella di Giamblico.
Questa scelta di Hermann Diels e Walther Kranz, che si ripercuote in tutti i manuali di filosofia, nonostante Pitagora come figura storica ricorra nelle testimonianze più antiche in Erodoto, ma anche in altri presocratici come Empedocle ed Eraclito, è dovuta al fatto che effettivamente le due vite di Pitagora di Porfirio e Giamblico abbondano di aneddoti che riferiscono di miracoli, di colloqui con gli animali e gli elementi naturali, che fanno pensare a Pitagora come una sorta di sciamano, di fondatore di una religione più che di una scuola scientifica.Pitagora ha subito una sorta di ostracismo perché la sua figura è stata considerata leggendaria, al punto da porre in dubbio la sua esistenza storica.
Ma è anche vero che Porfirio riferisce aneddoti religiosianche a Plotino, che fu il suo maestro, senza che però nessuno ne abbia mai per questo messo in dubbio l’esistenza storica.
Bisogna considerare che Porfirio visse in un’epoca, il III secolo, in cui la filosofia era diventata una sorta di religione e i filosofi si trovavano in competizione con il cristianesimo che si stava diffondendo. Per questo nelle biografie dei filosofi gli elementi religiosi sono onnipresenti, ma certamente non inficiano la veridicità dei fatti storici riportati.
Notizie che possono apparire sospette, come il fatto che Pitagora sia stato allievo in gioventù di Zoroastro, da cui avrebbe appreso molte delle dottrine astronomiche, così come dagli egizi avrebbe appreso quelle matematiche, sono interessanti per la questione dell’origine greca di quella che Pitagora ha chiamato per la prima volta filosofia. Tutti i biografi concordano sul fatto che il termine filosofia sia stato utilizzato per la prima volta da Pitagora e questo segna una demarcazione tra i sapienti delle popolazioni orientali e l’atteggiamento del filosofo che aspira alla conoscenza ma è consapevole di non esserne pienamente capace.Anche Diogene Laerzio, fonte delle biografie di tutti i filosofi presocratici, viene trascurato da Diels e Kranz, con una scelta assai criticabile, per quanto riguarda ciò che racconta di Pitagora. Sarebbe auspicabile una rinnovata edizione dei frammenti di Pitagora che ne rivaluti la figura storica.
L’iniziale felice opera politica, medica e scientifica svolta a Crotone che già aveva dato i natali ad Alcmeone, e in Sicilia, nei circoli pitagorici di Siracusa e di Agrigento, dove lo stesso Empedocle sarebbe stato un seguace di Pitagora, si sarebbe bruscamente interrotta per dissidi politici, per cui Pitagora sarebbe fuggito a Metaponto dove sarebbe morto.Porfirio parla di un circolo pitagorico nel quale erano presenti anche le donne e Giamblico fa addirittura l’elenco di queste donne pitagoriche più antiche.
La biografia di Pitagora si può considerare molto coerente e dettagliata e gli elementi più leggendari sono sicuramente secondari rispetto alla narrazione storica.
Giuseppe Girgenti (Palermo, 1967) si è formato presso l’Università Cattolica di Milano, ove si è laureato in filosofia nel 1989 sotto la direzione di Giovanni Reale, con una tesi dal titolo Platonismo e Cristianesimo in San Giustino Martire. I suoi studi si sono indirizzati sin da subito alla storia del platonismo pagano e cristiano, in un terreno di confine tra Antichità e Medioevo, tra filosofia e teologia. Nel 1990 ha vinto un dottorato di ricerca in filosofia, che lo ha portato a studiare in Germania, presso la Ludwig-Maximillians Universität di Monaco di Baviera, ove è stato allievo di Werner Beierwaltes (di cui ha tradotto in italiano gli studi su Agostino); poi si è trasferito in Francia, presso il Collège de France di Parigi, ove è stato allievo di Pierre Hadot (di cui ha tradotto in italiano lo studio su Porfirio e Mario Vittorino). Nel 1994 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca con una dissertazione dal titolo Porfirio tra henologia e ontologia.
Negli anni 1994-1996, con una borsa di studio post-dottorale, ha lavorato presso il Centro di Ricerche di Metafisica dell’Università Cattolica di Milano, come segretario delle collane “Temi metafisici e problemi del pensiero antico” e “Platonismo e filosofia patristica” dell’editore Vita e Pensiero, e “Testi a fronte” dell’editore Rusconi. Negli anni 1997-2000 è stato professore a contratto di Storia della Filosofia presso l’Accademia Internazionale di Filosofia nel Principato del Liechtenstein. In questo triennio ha allargato i suoi interessi alla fenomenologia realista, traducendo in italiano opere di Jan Patocka, di Karol Wojtyla, di Adolf Reinach e di Josef Seifert. In parallelo, ha cercato di combinare l’approccio teoretico dei fenomenologi con l’approccio storico-ermeneutico di Hans-Georg Gadamer, che ha frequentato personalmente nell’ultima parte della sua vita (dal 1996 al 2002). Ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali e ha tenuto corsi anche in Sicilia, a Monreale (Palermo) presso il Liceo Classico Basile, e a Siracusa presso l’Istituto Universitario di Studi Universitari. A Siracusa ha organizzato numerosi eventi filosofici a cui hanno preso parte fra gli altri Hans-Georg Gadamer, Gianni Vattimo, Giovanni Reale, Imre Toth, Massimo Cacciari e Hans Küng. È segretario delle collane di filosofia “Il Pensiero occidentale” e “Testi a fronte” dell’editore Bompiani di Milano, nonché membro del comitato scientifico della collana “Studi Bompiani. Filosofia” del medesimo editore. È stato chiamato a insegnare alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano fin dalla sua fondazione nel 2002.