Il pensiero filosofico di Leonardo da Vinci
Genio universale, Leonardo da Vinci (Vinci, Firenze, 1452 - Amboise 1519) si è espresso in ogni campo del sapere e del fare, ma paradossalmente, proprio per l’ampiezza dei suoi orizzonti, il suo pensiero finisce con l’essere poco studiato e in molti manuali di filosofia viene trascurato.
Noi viviamo in un’epoca di specialismi, di frammentazione della cultura e quindi questo genio universale viene smembrato tra storia dell’arte e storia della scienza e la sua figura non emerge in tutta la sua grandezza. Leonardo ha riempito, sembra, 35.000 fogli di appunti, di disegni e di questi ce ne sono pervenuti 7.000, dai quali emerge una sorta di enciclopedia del sapere, con una visione universale della natura e dell’uomo da grande umanista che vede l’uomo al centro della realtà.
Esistono due tesi contrapposte sul pensiero di Leonardo, quella di Giorgio Vasari e quella di Eugenio Garin.
Giorgio Vasari attribuisce a Leonardo “bellezza”, “grazia” e “virtù”, un personaggio che diffonde bellezza e armonia e lo definisce “un dono del cielo”, “un uomo che si è svegliato quando è ancora notte mentre gli altri sono nel profondo del sonno”.
Eugenio Garin, invece, ha scritto un bellissimo saggio, La cultura fiorentina nell’età di Leonardo, in cui sostiene la tesi che Leonardo da Vinci è il frutto dell’umanesimo fiorentino. Firenze a quel tempo era un terreno fertilissimo, simile ad Atene ai tempi di Socrate e di Platone, e dove Marsilio Ficino, negli anni dell’adolescenza e giovinezza di Leonardo, stava elaborando quella che Garin chiama la Summa del pensiero umanistico neoplatonico, cioè la Teologia platonica. Ficino era un neoplatonico che sosteneva che tutto scaturisce dall’Uno, l’Uno è la luce da cui emanano gli esseri singoli, ogni cosa è manifestazione della luce, ma non è la luce nella sua pienezza, perché tutto si rivela mescolandosi con l’ombra e questo spiega l’importanza che Leonardo attribuiva al chiaroscuro, allo "sfumato".
Sigmund Freud, infine, ha dato una interpretazione psicoanalitica del pensiero di Leonardo, spiegando l’ostilità del genio vinciano nei confronti del padre con il fatto che il quest’ultimo, essendo Leonardo figlio illegittimo, aveva allontanato la vera madre e gli aveva imposto una matrigna. Secondo Freud nell’ostilità di Leonardo per l’autorità e la tradizione rivivrebbe l’ostilità contro il padre che avrebbe incarnato appunto il principio d’autorità, invece l’amore per la madre perduta è, secondo una simbologia molto semplice, riversato sulla natura.
Leonardo è l’uomo greco che per la prima volta dopo tanti secoli ritorna all’osservazione della natura rifiutando la cultura accademica, ma che nello stesso tempo si trova armonizzato con la cultura umanistica in quanto amico e interlocutore di Angelo Poliziano, per il quale l’opera degli umanisti era anche quella di criticare i testi attraverso gli strumenti filologici, per restituirli alla loro originalità e la cultura umanistica non era solo tradizione ma anche innovazione.
Leonardo è l’uomo dell’umanesimo in cui si congiunge tutto il sapere e tutto il fare, è l’uomo che è artefice e costruttore del proprio destino.